Corriere della Sera (Brescia)

Toussaint, un filo blu luminoso come labile confine tra arte e design

- Alessandra Troncana

Nell’oscurità trapelano geometrie sospese: puri segni di luce imbevuti di un colore bluastro. Dipinti, arazzi, collage, sculture, installazi­oni al neon e un filo blu, la sua ossessione, che permea ogni stanza: quello di Jacques Toussaint è un viaggio rarefatto in cui ogni forma sembra fluttuare nell’aria e infonde un senso di straniamen­to al pubblico. La sua poetica rigorosa, fatta di segmenti e linee minimali, è in mostra da Kanlidarte (via Mario, fino al 18 luglio), in un’antologica che racconta l’evoluzione dell’artista francese che ha trovato la sua alcova creativa in Italia, dove si è trasferito nel 1971. La sua ricerca contamina e confonde arte e design, linguaggi diversi ma intimament­e connessi da un pensiero che amalgama anarchia creativa e indole funzionale, poesia e razionalit­à, simmetria e asimmetria. Il lavoro artistico di Toussaint — fluido e in perenne movimento — scaturisce dallo studio della geometria e si nutre della composizio­ne di segmenti (e, talvolta, di archi) fatti di materia o di puri segni di luce. Forme immerse nello spazio della galleria, che diventa parte indissolub­ile dell’opera anche grazie al ricorso ossessivo del neon blu, la cifra stilistica dell’artista. Il colore evoca un ricordo d’infanzia dell’artista: i cantieri parigini dove i muratori segnavano i livelli con un lungo cordino immerso nella polvere color cobalto che, teso tra due punti e pizzicato, intrideva le pareti con una traccia blu intenso. In questo viaggio tra geometrie labili e rigorose al tempo stesso, il confine tra l’opera e la sua ombra è talmente labile da divenire l’uno parte integrante dell’altra.

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