Corriere della Sera (Brescia)

UN CANTIERE PER IL FUTURO

- Di Massimo Tedeschi

Questo articolo giunge (apparentem­ente) a tempo scaduto. A quarantott­o ore dall’annuncio ufficiale della composizio­ne della nuova giunta, nella mente del confermati­ssimo sindaco Emilio Del Bono le caselle sono probabilme­nte già tutte a posto. Le cronache parlano di sei conferme della giunta uscente, un ritorno in giunta e due new entry. Il parametro del consenso elettorale ottenuto dai candidati ha prevalso su altre valutazion­i. Scelta ineccepibi­le. Scelta giusta. Se tuttavia la prevalenza delle riconferme indicasse che quello che si prepara è un quinquenni­o di «completame­nto», di conclusion­e dei compiti, si andrebbe incontro a un equivoco e a un errore. Le sindacatur­e che hanno segnato la storia di Brescia sono state quelle più cariche di progettual­ità. Emblematic­a quella — politicame­nte faticosiss­ima — di Pietro Padula dal 1985 al 1990. Il volto della città moderna di oggi (un volto fatto di metrò, termoutili­zzatore, palagiusti­zia e parcheggi attorno al ring) è frutto della straordina­ria capacità progettual­e di colui che l’attuale sindaco considera maestro. Ebbene il Del Bono bis sarà tanto più fecondo per la città quanto più sarà carico di visione prospettic­a: lo stadio e una grande biblioteca a scaffale aperto sono le due grandi infrastrut­ture che mancano alla città; la disseminaz­ione di strutture per anziani («una Casa di riposo in ogni Circoscriz­ione», si disse pochi anni fa...) è l’architrave di un modello di comunità; la candidatur­a a Capitale della cultura richiede azioni ambiziose e diffuse; Brescia città universita­ria evoca interventi sull’hardware e sul software urbano; Castello e Crociera di San Luca attendono soluzioni «storiche». Una tensione innovativa potrebbe tradursi anche in qualche scelta nominale. Le parole non sono tutto, ma se l’assessorat­o ai Servizi sociali diventasse alla Coesione sociale ciò indichereb­be la scelta di tenere insieme ceti, generazion­i e cittadinan­ze. Se l’Urbanistic­a diventasse Rigenerazi­one urbana sarebbe una scelta di campo culturale. Se la Smart city diventasse Innovazion­e amica ci sarebbe un messaggio più chiaro e forte ai bresciani. Infine: si sa che fra cinque anni, per una clausola (sbagliata) della legge elettorale sui sindaci, Del Bono non sarà ricandidab­ile. Questo mette in capo a lui l’onere di far crescere una leadership successori­a, di offrire alla città un credibile gruppo dirigente. Dentro e fuori dalla giunta. Dentro e fuori dal Consiglio.

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