Il 5 per mille vale 5,5 milioni
I contribuenti della provincia hanno scelto di premiare oltre 1.500 beneficiari
Donano «in meno», ma donano «di più». Sono i bresciani, alle prese con la destinazione del 5 per mille: ci sono associazioni, come «Operazione Lieta» che nel 2013 aveva raccolto 66 mila euro grazie a 2.606 donazioni, mentre nel 2016 i contribuenti che l’hanno scelta, pur essendo in calo (2.275), hanno versato quasi 75 mila euro.
Solo nel Bresciano si contano 1.513 beneficiari, ma sono le realtà più note quelle che riescono a procurarsi la parte più importante dei finanziamenti: a fronte di 5 milioni 569 mila euro raccolti, più di un milione di euro è finito nelle mani di venti associazioni. Dalla più nota – gli «Amici di Raphael» di Calcinato, che supportano l’attività di prevenzione e diagnosi dell’omonima cooperativa — alla onlus «Aiuto allo Zankar» che aiuta le popolazioni tibetane. Sono realtà che appartengono a due grandi gruppi: chi lavora nella sanità e chi si dà da fare per i più poveri.
Marelli Questa è una forma democratica di partecipazione civile anche alle necessità di comuni ed enti pubblici
Meno firme, ma più fondi incassati. Succede a volte con la «magia» del 5 per mille, dove in realtà tutto dipende dall’ammontare di ogni dichiarazione dei redditi. Ci sono infatti associazioni, come «Operazione Lieta» (a sostegno di Lieta Valotti, da decenni in Brasile) che nel 2013 aveva raccolto 66 mila euro grazie a 2.606 donazioni, mentre nel 2016 i contribuenti che hanno barrato la stessa associazione, pur essendo di meno (2.275), hanno versato quasi 75 mila euro.
E se è vero che l’elenco di chi ha ottenuto almeno un euro di finanziamento è molto lungo — solo nel bresciano si contano 1.513 beneficiari — tuttavia sono le realtà più note quelle che riescono a procurarsi la parte più importante dei finanziamenti: a fronte di cinque milioni 569 mila euro raccolti da tutti i contribuenti bresciani, più di un milione di euro è finito nelle mani di venti associazioni. Dalla più nota – gli «Amici di Raphael» di Calcinato, che supportano l’attività di prevenzione e diagnosi dell’omonima cooperativa — alla onlus «Aiuto allo Zankar» che aiuta le popolazioni di cultura tibetana. Queste venti realtà appartengono a due grandi gruppi: quelli che lavorano nel campo della sanità e quelli che si danno da fare per i più poveri.
In realtà, nell’elenco dei 1.513 beneficiari ci sono anche asili nido, oratori, micro associazioni, università, fondazioni e, persino, Comuni. Non si rischia così di frammentare in maniera eccessiva la torta del 5 per mille? Non per Gianni Marelli, presidente del Centro servizi per il volontariato di Brescia. Convinto che sia «un po’ difficile limitare la scelta dei cittadini. Tanto più se la normativa consente questa libertà. In fondo — sostiene — perché impedire al singolo di aiutare una piccola associazione del proprio paese con il 5 per mille? Sarà poco razionale, ma è giusto lasciare questa libertà».
Marelli non nasconde che un’eccessiva frammentazione possa portare a una dispersione dei fondi, con cifre inferiori ai quattromila euro che arrivano a diverse associazioni. «Ma sarebbe difficile stabilire una soglia minima e giustificarla. Cosa diciamo? Chi non prende almeno una certa somma perde tutto?» Di certo, questa destinazione fiscale “allargata” ha fornito un aiuto concreto a diverse realtà: l’oratorio di Concesio, per esempio, nel 2016 ha ottenuto 12.767 euro, il Comune di Sarezzo in epoca di tagli dai governi centrali ha recuperato con il 5 per mille ben 23 mila euro, un asilo nido di Darfo ha ricevuto 5 mila euro. È «una forma molto democratica di partecipazione civile. Ed è tangibile — sottolinea Marelli — come chi vi contribuisce abbia la percezione di dove vanno a finire i suoi soldi». La preoccupazione, semmai, è per coloro che ancora credono che il 5 per mille sia «un obolo aggiuntivo. Invece — conclude il presidente del Csv — se non scegli, quella somma va allo Stato».
I destinatari Si contano 1513 beneficiari: una ventina di associazioni da sole incassano un milione