La famiglia bel canto
Un mese fa la scomparsa del tenore bresciano Pier Francesco Poli erede di una dinastia di cantanti lirici. A cominciare dalla madre Bianca Scacciati
Èpassato un mese dalla morte del tenore concittadino Pierfrancesco Poli, scintillante voce della lirica. Era figlio del basso Giulio Poli e del soprano Bianca Scacciati, osannata nei primi 40 anni del ‘900. Aveva 84 anni e viveva nel ricordo dell’adorata moglie, il soprano Luigina Lombardi, perduta due anni or sono.
A suggerirne il ricordo — nel giorno del trigesimo — è la consapevolezza che con la morte di Poli s’è estinta una famiglia che molto ha dato alla grande lirica. È musicista anche Luciano Poli, figlio del tenore. Ma ha scelto un genere diverso: è chitarrista, dirige una sua scuola ed è affermato jazzista. La lirica gli è rimasta nel cuore, come il ricordo di mamma e papà e dei nonni. Quattro cantanti nel corso del ’900: una famiglia perennemente alla ribalta.
Pierfranesco Poli (19342018) viene esortato a studiare dalla madre Bianca e dal padre Giulio. Lo affidano al maestro Campogalliani del Conservatorio di Milano. Passa poi all’accademia chigiana di Siena e subito si aprono per lui i sipari dei grandi teatri: Regio di Parma, Rossini di Pesaro e La Scala. Canta a Berlino, in Iran e in Libano accanto ad Anna Moffo. La voce gli è rimasta limpida e squillante fino ai 60 anni. Avrebbe potuto andare avanti. Ha scelto di «lasciare la carriera» — sua espressione — ritirarsi in casa e preparare qualche giovane. Da buon padre ha seguito il figlio Luciano negli studi, incoraggiandone la propensione; da marito devoto ha assecondato sempre la consorte quando, vittima della depressione, s’è rinchiusa in se stessa. Luigina Lombardi (1930 – 2016) da giovane aveva studiato con Bianca Scacciati. Certo allora non immaginava che avrebbe, agli inizi degli anni ’60, sposato suo figlio.
Bella carriera pure la sua: Azucena nel Trovatore, Turandot nell’opera pucciniana, Santuzza in Cavalleria rusticana. Anche Luigina, lasciate le scene, per un po’ s’è dedicata all’insegnamento. Con il marito formava una coppia indissolubile. Affettuosamente i colleghi cantanti, vedendoli sempre assieme li consideravano «lui francobollo e lei cartolina». Senza ironia. Forse il declino di Pierfrancesco è iniziato dopo la perdita della sua Luigina, detta «Bigio». Così la chiamava, certo più ispirato dai «cieli bigi» della Parigi pucciniana che dalla storpiatura del nome Luigi.
Nel panorama familiare c’è poi il basso Giulio Poli (1897 – 1970), sicuramente il meno dotato fra tutti i consanguinei. Bella carriera, comunque, e importanti presenze in Rai o nei teatri quali il Regio di Torino. Qui, nel 1929, conosce la Scacciati che dopo poco sposerà. Capace organizzatore, ha offerto a Brescia una bella edizione della Messa da requiem di Verdi in Duomo vecchio.
Vera eccellenza è stata Bianca Scacciati, originaria di Firenze e bresciana d’adozione. Donna di temperamento sulla scena e nella vita, è stata sempre determinata nell’interpretare i personaggi. Di lei Puccini disse: «Ecco la vera Tosca».
Decisa fu anche nel respingere un invito di Mussolini. La invitò a Palazzo Venezia per donarle una fotografia con tanto di dedica. Rispose che doveva provare una messa funebre. Il duce si legò al dito il rifiuto e la Scacciati cominciò ad incontrare difficoltà nei teatri. Tranquilla, intensificò le recite nel mondo: dal Colon al Metropolitan.
Anche con Toscanini mostrò carattere. Quando la invitò ad un’audizione suggerì al maestro di ascoltarla sulla scena. Gli bastò un fraseggio per volerla alla Scala. La diresse in cinque diverse opere. Nel tempo Bianca Scacciati cantò in 24 prime. Una Callas ante litteram. Fin dal debutto alla Pergola di Firenze come Margherita nel Faust di Gounod — aveva 21 anni — fu definita «la vera voce italiana».
Bianca Scacciati si ritirò dalle scene nel 1942 dopo una memorabile recita al Grande. Alfredo Gatta, critico musicale del Giornale di Brescia scrisse: «Un Tosca superba, di travolgente drammaticità» .
Morì sei anni dopo, afflitta dal diabete, devastata da un tumore al seno. Suo figlio Pierfrancesco aveva 14 anni e iniziava con i primi vocalizzi. Fu allora che decise di cercar di eguagliare la madre.
I due Poli, la Scacciati, Luigina Lombardi… Un requiem per tutti.
Il padre Il basso Giulio Poli era un abile organizzatore: portò in Duomo la Messa da requiem di Verdi
Diva La madre Bianca si negò a Mussolini ed ebbe trionfi sui palcoscenici internazionali