Vacanze truffa, la gang rosa delle case inesistenti
Quattro donne dai 24 ai 76 anni proponevano appartamenti, incassavano le caparre e poi sparivano
Una volta incassata la caparra per la casa di villeggiatura dagli ignari vacanzieri, sparivano nel nulla, replicando la truffa centinaia di volte. Di quegli appartamenti vista mare in Sardegna, delle ville con piscina all’Elba e degli chalet a Cortina, nemmeno l’ombra. Ad architettare il tutto quattro insospettabili donne tra i 24 e i 76 anni, arrestate ieri dai carabinieri di Pavia. Le indagini coordinate dal Sostituto Procuratore dPaolo Mazza, sono partite nell’estate del 2015 quando i primi vacanzieri truffati si sono presentati in caserma a denunciare. Credevano di aver fatto l’affare ma, una volta sul posto, le case o non esistevano o erano state messe in affitto all’insaputa del vero proprietario. Gli investigatori si sono messi sulle tracce delle quattro donne solo dopo aver intuito che non si trattava di casi slegati tra loro.
Una volta attivate le utenze dei cellulari e gli account email da utilizzare per la registrazione ai diversi portali di affitti, spettava a Monica Zacchia, casalinga 40enne di Gaggiano , ora in carcere a Milano, il compito di scrivere i testi delle offerte accattivanti da pubblicare sui vari siti. Dalle ville sul mare cristallino con affitti vantaggiosi a Marina di Campo dell’Elba, San Teodoro, Stintino, Porto Ercole e Arzachena, alle residenze invernali in Val Badia Aprica, Cortina d’Ampezzo, Livigno, e Madonna di Campiglio. Gli annunci erano chiari, credibili; le foto, talmente ben fatte da non far sorgere dubbi.
A intavolare le trattative le altre tre socie: Speranza Locci, pensionata 76enne di Dolianova (Ca), Alessia Conturbi, impiegata 24enne di Corsico, e Rosalba Tartaglia, estetista 52enne di Milano. Le donne, da ieri agli arresti domiciliari, usavano nomi di altri soggetti, vittime inconsapevoli del reato di sostituzione di persona, fingendosi proprietarie dell’alloggio. Ad accordo concluso definivano le modalità di pagamento della caparra, che variava dalle 300-400 euro, sino ad un massimo di 800. Ricevutala, per rendere tutto più credibile, le quattro mandavano un contratto di locazione con le generalità sottratte ai legittimi proprietari. A pochi giorni dalla partenza, i poveri vacanzieri cercavano di contattare la proprietaria di casa, ma i telefoni risultavano muti, e alle e-mail non rispondeva più nessuno.