«Caso Caracciolo ? Non è un simbolo»
Il nuovo allenatore del Brescia presentato ieri Emergono entusiasmo e gratitudine verso Cellino «Vedrete una squadra propositiva e offensiva Sogno la Serie A, ma questo sarà un anno zero»
Massimo Cellino, intervenuto per presentare il suo pupillo, ha dribblato le domande sull’Airone lasciando però intendere il suo pensiero: «Lui un simbolo? Conta la squadra, non i calciatori».
La forma è quella di quando era atleta. Invece delle scarpe con i tacchetti, ora David Suazo indossa giacca e pochette ma a supportarlo, nel suo nuovo inizio, ci sono Massimo Cellino e Francesco Marroccu. Come quando era a Cagliari e di allenatori, ricorda nel giorno della presentazione al Rigamonti quasi ad esorcizzare il futuro, «ne ho avuti diciotto (in otto anni, per la cronaca, ndr)». Sa di giocare a carte scoperte.
«Devo tanto al presidente, mi ha fatto crescere come calciatore e ora mi sta concedendo una grande opportunità», spiega. Sa con chi ha a che fare. I suoi pregi e i suoi difetti, riassumibili appunto nei numeri che raccontano dei cambi vorticosi in panchina quando sulla poltrona di comando siede l’uomo di Cagliari, che nell’isola portò Suazo quando aveva vent’anni. Ora ne ha trentotto, è pronto a fare da solo e a rimettersi in gioco. L’allenatore non voleva nemmeno farlo, nessuna vocazione particolare. «È stata una decisione masolo turata a fine carriera, non l’avevo programmata — confida — ora ho scoperto che mi piace. Il mio tempo con i giovani era finito e la chiamata del presidente, pur inaspettata, è arrivata al momento giusto. A lui non potevo dire di no e la scelta di Brescia mi riempie d’orgoglio, sono qui per iniziare una nuova tappa».
La metafora ciclistica non è nuova nel mondo del calcio: per ora la salita più complicata da affrontare, in attesa del campionato, è rappresentata dalla diffidenza dei tifosi e dalla nomea di «protetto» del presidente. Suazo risponde presentando la sua idea di calcio: «Di modulo parlerò quando la rosa sarà completata dal direttore Marroccu, che non sta dormendo la notte per il mercato. Ma voglio costruire una squadra propositiva e offensiva, che vuole vincere. Sta già nascendo un Brescia pieno di voglia di fare». Un occhio al futuro senza dimenticare il passato: «La base dei ragazzi dello scorso anno è buona. La salvezza è stata sofferta, questo dovrà essere un anno zero. La Serie A è un sogno, ma sono qui per costruire».
A luglio, è un ritornello che va di moda ovunque. Da fine agosto sarà diverso. Intanto, buon lavoro.
L’allenatore Al presidente devo tutto, il mio tempo con i giovani era finito. Inizio da qui una nuova tappa
Il patron David è stato scelto perché è un uomo con pochi difetti, ora deve dimostrare le sue doti