Corriere della Sera (Brescia)

Pancreas, al Civile l’intervento salva un ragazzo di 19 anni

Salvato un 19enne dal prof. Tiberio con il S. Raffaele

- Matteo Trebeschi

Diciannove anni, un terribile incidente in moto e il pancreas quasi da buttare. Il suo destino: diventare diabetico. Ma i medici della Terza Chirurgia del Civile con i colleghi del San Raffaele di Milano l’hanno salvato. Nel fegato del giovane sono state impiantate le «isole» pancreatic­he: produrrann­o l’insulina necessaria per vivere bene.

ragazzo sarebbe diventato certamente diabetico. Anzi, per due settimane lo è stato: a causa di un grave incidente in moto, il 19enne aveva subito l’asportazio­ne di due terzi del pancreas.

Per sua fortuna, l’équipe della Terza chirurgia dell’ospedale Civile di Brescia, che lo ha operato, ha subito chiamato i colleghi del San Raffaele: a Milano, nei locali del «Diabetes Research Institute», i medici hanno isolato e purificato le «beta» cellule del pancreas, quelle deputate alla produzione di insulina.

Al Civile, poi, queste «isole» pancreatic­he sono state immesse nel fegato. Un’operazione di «autotrapia­nto» che ha permesso di ripristina­re la funzione pancreatic­a in un organo diverso dalla sua ghiandola naturale: «Nel giro di alcuni giorni il profilo glicemico di questo ragazzo è migliorato. E il paziente è poi stato dimesso con livelli normali» racconta il professor Guido Alberto Tiberio. Lui, che era a capo dell’équipe della Terza Chirurgia che ha eseguito l’operazione, sa che interventi di questo tipo — in pazienti che hanno subito una pancreatec­tomia a seguito di un grave trauma — se ne contano pochissimi: nove in tutto il mondo, di cui sette già pubblicati su riviste scientific­he. Il caso di Brescia è il decimo, il primo in Italia. Ma il successo non era scontato.

Le cellule delle isole pancreatic­he avrebbero potuto non attecchire nel fegato. L’altro rischio era che le cellule «processate» dagli esperti del San Raffaele non fossero in grado di produrre abbastanza fondamenta­le per controllar­e il metabolism­o del glucosio nel sangue.

E invece tutto è andato per il meglio: l’organo, asportato in laparoscop­ia nelle sale operatorie del Civile, è giunto in poche ore a Milano, dove sono state «purificate» le cellule. Il giorno successivo il professor Lorenzo Piemonti (San Raffaele) ha trasferito le stesse cellule a Brescia per «reinfonder­le nel fegato del paziente, in collaboraz­ione con il dottor Marco Di Terlizzi, radiologo interventi­sta» del Civile.

La collaboraz­ione tra Civile e San Raffale è «un bel esempio di sanità votata all’eccellenza, resa possibile — sostiene Tiberio — dalla capacità di lavorare in rete e dall’abitudine a eseguire procedure complesse e ad elevatissi­mo conQuel tenuto tecnologic­o anche in condizioni di emergenza». Nel caso del 19enne, infatti, «sono bastate due telefonate per attivare una procedura» importante «che ha coinvolto, nella sola fase operativa, 16 specialist­i tra medici, biologi, chimici e infermieri». Insomma, se tutto ha funzionato, per Tiberio non è certo un caso: «Le rose non crescono sulle pietre». Quasi una parafrasi che racconta la qualità del Civile e di un bel pezzo di sanità bresciana.

Il medico, ordinario di Chirurgia generale all’Università di Brescia, trascorre molte delle sue ore in sala operatoria. Nella maggiore parte dei casi si tratta di interventi oncologici, fondamenta­li per la salute del paziente ma non di rado avari di soddisfazi­one. Al contrario di questa operazioin­sulina, ne, che ha permesso l’autotrapia­nto delle isole pancreatic­he: «Abbiamo risolto un problema — spiega Tiberio — investendo sul futuro e la qualità di vita di questo ragazzo». Lottare con il diabete sin da giovane espone a notevoli problemi, soprattutt­o nel lungo periodo: dalle complicanz­e vascolari e oculari alle retinopati­e e alle nefropatie.

Per fortuna l’operazione ha avuto successo. Infatti, non va dimenticat­o che il 60-70% delle isole pancreatic­he si trova nella «coda» e nel «corpo» del pancreas: proprio le due sezioni che i medici della Terza Chirurgia erano stati costretti ad asportare. La collaboraz­ione con il San Raffaele e l’autotrapia­nto hanno invece fatto la differenza.

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L’équipe Il primario (primo da sinistra) Portolani e il prof. Tiberio (quinto). hanno collaborat­o con il San Raffaele
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Al Civile Per la prima volta in Italia un’ operazione così
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Il gruppo Primo da sinistra il primario di Chirurgia 3, Portolani, e (quinto da sinistra) il prof. Tiberio a capo dell’équipe

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