Il «Rambo», l’uomo che corre e vince
Bis mondiale sulle lunghe distanze per il valsabbino Alessandro Rambaldini
Ha iniziato tardi a correre, ma poi non si è più fermato. Ha le ali ai piedi Alessandro Rambaldini quando, finito il turno in fabbrica, infila le scarpe e comincia a correre sulle sue montagne della Valsabbia. «Correre mi rende libero — racconta — mentre si corre non si hanno pensieri». Corre talmente forte il «Rambo» valsabbino che ha già inanellato due mondiali sulle lunghe distanze. E ora si prepara per la Giir di Mont a Premana a fine mese.
All’Unidelta di Vestone c’è un campione mondiale che, ogni giorno e su diversi turni, timbra il suo cartellino. Prima di entrare o dopo l’orario lavorativo indossa le scarpe da ginnastica e sale sulle «sue montagne» di Lavenone perché ne «adora la tranquillità. Quando corro, mi sento libero: la concentrazione non ti fa pensare a nulla». Alessandro Rambaldini, per gli amici «Rambo», è l’emblema di un atleta che ha iniziato tardi la sua carriera ma che, con abnegazione e sacrificio, ha raggiunto traguardi impensabili. Ha versato lacrime, ha inondato le magliette di sudore e ha consumato le suole. Sa da dove è partito e, forse, anche per questo mantiene un profilo basso, l’umiltà di chi continua a essere se stesso.
Nei giorni scorsi ha rivinto, dopo quello conquistato nel 2016, il titolo mondiale di lunghe distanze. Due ore, 39 minuti e 18 secondi il suo tempo per ricoprire i 36 km con 2200 metri di dislivello positivo. «Sono molto felice della vittoria. Ho festeggiato — racconta — con i miei compagni di squadra, con i miei amici e con i miei familiari che mi seguono e mi sostengono sempre in questi momenti importanti». Dopo la Slovenia (Podbrdo), è stata, quindi, la Polonia (Karpacz) ad applaudire il campione valsabbino che ha rimontato i fuggitivi e nella discesa finale ha staccato tutti, dimostrando le sue qualità. Campioni si diventa. Un grande olimpionico come Emil Zátopek (1992-2000) non a torto diceva: «Non puoi salire al secondo piano senza una scala. Quando poni i tuoi obiettivi troppo in alto e non riesci a raggiungerli, allora il tuo entusiasmo si trasforma in amarezza. Prova a sforzarti di raggiungere un obiettivo che sia ragionevole, e poi lentamente elevalo. Questo è il solo modo di arrivare al vertice».
«Rambo» è semplicemente il figlio di una terra, la Valsabbia, che ha nel suo dna la capacità di lottare, nonostante le difficoltà fisiche e strutturali, per emergere. Lo dimostrano le tante aziende che hanno saputo reinventarsi e non cadere sotto i colpi della crisi. Lo dimostrano, in ambito sportivo, i tanti ciclisti e podisti che qui hanno fatto il loro apprendistato. «Corro da quando ho 25 anni – afferma –. Ho iniziato tardi con le gare di pochi chilometri nella mia zona e così ho scoperto la mia passione per la corsa. Mi alleno quotidianamente, almeno una o due ore, e metto nelle gambe circa 100/120 km ogni settimana». Classe 1980 e tesserato con l’Atletica Valli Bergamasche Leffe, si è guadagnato la nazionale alla soglia dei 35 anni, nel 2015, in occasione della Zermatt Marathon. Poi è stato un crescendo di risultati. E sabato a Lavenone, alle 19 al Cogess Bar, viene inaugurato anche il fun club Alessandro Rambaldini. Accanto agli impegni internazionali, non disdegna la partecipazione alle manifestazioni nelle sue zone, lì dove ha mosso i primi passi, lì dove ha compreso che poteva alzare l’asticella delle sue aspettative. Senza la sua determinazione, tutto, forse, sarebbe stato vano. La guida tecnica di Claudio Amati, già azzurro dei 3000 siepi e della corsa in montagna, ha fatto il resto. Un breve periodo di riposo precede ora il suo prossimo impegno: il Giir di Mont a Premana a fine mese. Nel frattempo, ha ripreso i turni all’Unidelta perché l’atletica in Italia, e a maggior ragione una disciplina come la corsa in montagna, non permette altre strade. Primum vivere, deinde philosophari. O meglio, deinde currere.