Feralpi, fatturato oltre il miliardo
Ma l’azienda guarda oltre: da settembre 12 studenti dovranno ripensare il sistema
Il fatturato della Feralpi è cresciuto ancora(+3,5 % la produzione nel 2017). E con i conti floridi l’azienda investe e studia nuove strategie e sistemi. Al riassetto lavoreranno, da settembre, 12 giovani.
3,5% L’incremento della produzione di acciaio nel primo semestre 64% Il fatturato estero, in leggero calo rispetto al 2016
Alle imprese non basta più saper guardare avanti. Oggi, per continuare a crescere e puntare alla continuità aziendale, occorre anche saper «osservare» l’azienda con occhi nuovi. Meglio se giovani e soprattutto coinvolgendo tutti.
Ma per sostenere una «visione» imprenditoriale che vada dal medio al lungo periodo, è essenziale che ci siano soldi in cassa. Questo, in estrema sintesi, sarà il 2018 e cinquantesimo anniversario della fondazione del gruppo Feralpi. Un anno che per il gruppo guidato da Giuseppe Pasini ha numeri, nel primo semestre, «in linea con il trend 2017 e con un incremento della produzione di acciaio del 3,5%» anche se a Lonato restano in attesa della decisione di Trump sugli aumenti dei dazi sulle autovetture.
Per quanto riguarda il compito di «ripensare l’azienda e disegnare un nuovo assetto, scardinando se necessario anche schemi consolidati» affidato a 12 giovani – ha ricordato Giuseppe Pasini -, il progetto partirà da settembre con il nome di «eFarmer». Un investimento sul quale Giuseppe, con i fratelli Giovanni e Cesare, credono molto. In attesa che si vedano i risultati, il gruppo siderurgico archivia il 2017 con un bilancio consolidato tutto al positivo. Con volumi produttivi per le billette in crescita del 2,4% (2,44 milioni di tonnellate) e prezzi in salita che spingono il fatturato a raggiungere il miliardo e 199 milioni di euro (+28,6%) di cui il 36% (nel 2016 era stato il 31%) realizzato in Italia.
In calo invece il fatturato estero (64% rispetto al 68) causa chiusura del mercato algerino fino a metà anno e «dopo la riapertura a prezzi molto bassi». In recupero Canada e Usa dove «pur essendo un mercato difficile, i dazi hanno fatto aumentare il prezzo dei loro prodotti finiti rendendo ancora competitivi i nostri». Risultato, nei primi 5 mesi esportate in America 65 mila tonnellate. Per il mercato interno, la strategia del gruppo rivolta a nuove acquisizione e nuovi prodotti, ha dato i suoi frutti pur con un mercato complessivo ancora in calo.
Di vergella sono stati prodotti oltre i 3.8 milioni di tonnellate mentre la produzione di tondo cala dal 2011 e lo scorso anno si è fermata ai 2,8 milioni. «Ci stiamo spostando anche su prodotti di qualità come gli acciai speciali che escono da Nave e Coleotto – ha precisato Giovanni Pasini – Stiamo studiando come e dove posizionare al meglio sul mercato i nostri prodotti». Marginalità in calo a 95.5 milioni (99.9 nel 2016) ma solo per l’accantonamento prudenziale di 29.4 milioni per la multa antitrust. Al netto della multa l’Ebitda salirebbe a 126 milioni.
«La sentenza del Tar ha smantellato le accuse di aver fatto cartello sui prezzi – ha ricordato il presidente Pasini – Ora attendiamo la fine di settembre termine ultimo per presentare ricorso da parte dell’antitrust al consiglio di Stato».
Pasini Ridisegnare l’azienda vuol dire anche scardinare alcuni sistemi consolidati se questo sarà necessario