Ubi, cento assunzioni entro la fine dell’anno
Verso la banca del futuro. Tradotto vuol dire innovazione digitale, nuovi servizi alla clientela che declinato significa, tra l’altro, una nuova generazione di bancari. Questa la strategia del Piano industriale di Ubi Banca che, a fronte degli esodi previsti, ha programmato da qui al 2019, un ricambio generazionale con 1.100 nuove risorse. E se 230 sono già state assunte nel 2018, per completare il piano ne mancano 100. Le politiche di selezione mettono al centro le competenze professionali e la capacità di lavorare per gruppi interdisciplinari. Ubi cerca giovani professionisti per la tutela legale, sicurezza, risk management e information technology per la gestione di big data. La ricerca prevede due tipi di posizioni: quella «junior», in cui le conoscenze di carattere quantitativo assumono rilievo insieme all’attitudine a lavorare a progetti interdisciplinari e quella «experienced» per figure già professionalizzate. Si cercano giovani laureandi o neolaureati in ingegneria gestionale e informatica, matematica, fisica, economia, giurisprudenza. (r.g.)
L’iniziativa dell’amministrazione Trump di gravare le importazioni di acciaio con dazi unilaterali, oltre a non essere nuova (già lo fece l’amministrazione Bush nel 2002) ripropone la vexata quaestio dell’opportunità delle misure protezionistiche: anche l’Europa dovrebbe adottare un approccio simile all’America First di Trump? Le regole del sistema multilaterale (Wto) consentono agli stati di applicare dazi temporanei in reazione a comportamenti illegittimi posti in essere da altri stati (sovvenzioni vietate, dumping, ecc.), o in caso di grave pregiudizio per la loro industria nazionale; gli stati possono tuttavia decidere come gli Usa in questo caso di adottare misure protezionistiche in violazione delle regole della Wto. L’obiettivo dichiarato è quello di difendere l’interesse nazionale, concetto astrattamente semplice, ma di non facile traduzione pratica. Nel 2002 l’associazione americana delle industrie utilizzatrici dell’acciaio sostenne che i dazi avrebbero distrutto tra i 19 e i 32 mila posti di lavoro, a fronte dei 3.700 tutelati nella siderurgia; in base a quali criteri andava valutato l’interesse nazionale? In ogni caso, l’iniziativa americana fu oggetto di una tempestiva azione promossa dall’Ue (caso Steel Safeguards); poiché la controversia si concluse con la vittoria europea, nel novembre del 2003 fu resa pubblica la «lista di ritorsione» dei prodotti