L’arte dei sapori protagonista nel cenacolo gardesano
I«macaron» ideati dalle suore toscane e trapiantati in riva alla Senna da una regina del buon gusto intraprendente e volitiva. La stiratura delle tovaglie «alla fiorentina» che ha lasciato traccia in centinaia di quadri, con quelle ultime cene consumate su candidi lini che recavano il segno del torchio e delle relative quadrettature. Il sapore inimitabile del gelato — invenzione italiana, ça va sans dire — che mandava in sollucchero i palati di dame e cavalieri francesi. E poi il maestro di sala, lo scalco, il dispensieri e tutti gli altri addetti al banchetto, giù giù fino ai coppieri, che animano le Nozze di Cana di Paolo Veronese (dieci metri per sette, non una miniatura) che un tempo impreziosivano l’isola di San Giorgio a Venezia e oggi sono dirimpettai di Monna Lisa al Louvre.
Queste e mille altre sorprese della buona tavola, del gusto, della simbologia alimentare hanno tenuto banco l’altra sera al Centro studi Toscolano, incantevole cenacolo intellettuale incastonato in un incantevole angolo gardesano: un ex monastero diventato magione alto-borghese con cortili, sala e giardino in cui potresti collocare scene della Tempesta shakespeariana.
A ideare e animare il Centro è la professoressa Giovanna Visintini, giurista e umanista di affabile cultura e di fulgido curriculum accademico. Ad aiutarla un corteo di alunni, sostenitori e collaboratori che hanno organizzato la presentazione del libro «Mangiare con gli occhi» di Mariella Carossino: un viaggio attraverso 217 capolavori dell’arte mondiale in cui il cibo gioca un ruolo da protagonista. Con l’autrice hanno dialogato la professoressa Giovanna Bresciani, che ha svelato gli infiniti debiti che la haute cuisine transalpina nutre verso Caterina de’ Medici, mentre chi scrive ha sottolineato alcune delle infinite piste di ricerca che il libro offre: la riscoperta del gusto, le simbologie mistico-alimentari presenti in tante opere d’arte, il riscatto che la figura femminile conosce nelle pitture di genere dedicate a dispense e cucine, il riflettersi di intere epoche in tele che hanno il cibo come protagonista. Berthold Frieder ha strappato fulgide note bachiane al suo violoncello, Giovanna Prandini ha illustrato le virtù del vino Lugana e Paolo Collini ha imbandito un autentico banchetto rinascimentale. Il tutto in una serata di studi all’insegna del gusto. E del buon gusto.