Corriere della Sera (Brescia)

Thiele, viaggio ideale al passo di un «Tango»

Nel nuovo album della cantautric­e affiorano suoni esotici e i segni di un’evoluzione artistica mai paga

- Giulia Bertuzzi

Globetrott­er con la chitarra a tracolla ed esploratri­ce di regioni, continenti e suoni. Lei è Joan Thiele, nome d’arte e un po’ esotico dietro cui si cela Alessandra, nata in Italia da mamma italiana e papà svizzero-colombiano e cresciuta sulle sponde di Desenzano. Da anni ormai compare sui palchi di tutto il mondo, non ultimo quello del South by Southwest di Austin dove ha suonato lo scorso marzo. Il 15 giugno è uscito il suo ultimo disco, Tango (Universal Music) per il quale Joan ha collaborat­o con gli Etna e con Donato Romano, Carlo Zollo e Chris Tabron. L’album è stato anticipato da singoli fra cui Polite, scelto da Fendi per la sua campagna pubblicita­ria.

Nonostante il titolo, l’album non si riferisce alla danza. «Non ha niente a che vedere con la danza — dice —. Tango deriva dal latino e significa toccare, quindi il senso può essere legato anche ad un discorso emotivo: al “toccare emotivamen­te”. Ho preso una direzione diversa rispetto al primo ep, ed è giusto che sia così. Nel tempo si cambia, si cresce ed è giusto che le scelte che facciamo tro- vino riscontro nella musica. È un disco molto sincero». Quindi di cosa parla? «Il tema centrale del disco è il concetto del viaggio; è stato inizialmen­te un viaggio condotto dentro di me, alla ricerca di me stessa. Il punto di inizio è un viaggio molto intenso che ho fatto in Armenia (Colombia). Ci andavo per necessità personali legate allo stato di salute di mio padre. Come reazione ho iniziato a scrivere l’album, mettendo in musica tutto quello che avevo dentro. Tornata in Italia, ho cominciato a lavorare alle canzoni». Dal punto di vista sonoro, si mi- schiano molte influenze… «Ci sono influenze sudamerica­ne che si ricollegan­o in qualche modo alla Colombia, come nel caso di Azul o Cocora. Ma poi ci sono pezzi come Polite che sono tipicament­e europei. Mi piaceva il contrasto fra la parte acustica e la parte elettronic­a». Fra i pezzi, qual è quello più rappresent­ativo? «Fra i miei brani preferiti c’è Tango. È una canzone che parla dell’importanza di saper trovare la propria strada e, in generale, riuscire a dare un senso alle cose».

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