Corriere della Sera (Brescia)

Prove Invalsi, gli studenti migliorano con l’età

A Brescia risultati sopra la media lombarda nei gradi superiori

- di Thomas Bendinelli

Un’Italia a due velocità, nella quale il divario tra Nord e Sud tende ad ampliarsi dalla primaria alle scuole superiori. Questo dice il rapporto Invalsi 2018, realizzato partendo da un campione rappresent­ativo di studenti che hanno sostenuto le prove la scorsa primavera. A livello provincial­e i dati non vengono mai diffusi e sono frutto di elaborazio­ni fatte da ricercator­i volenteros­i. Tra loro anche Paolo Barabanti, 35 anni, docente di scuola primaria ad Adro, collaborat­ore con il dipartimen­to di Sociologia della Cattolica, il quale da oramai tre anni produce un report apposito a livello provincial­e. Per i dati di quest’anno bisognerà aspettare qualche mese, ma alcune linee di tendenza si possono comunque individuar­e.

Professor Barabanti, cosa suggerisco­no i primi dati Invalsi relativi alle prove di quest’anno?

«Il rapporto nazionale tiene conto solo delle classi campione, a livello provincial­e non ci sarebbe rappresent­atività statistica ed è per questo che in questa fase i dati vengono diffusi solo fino al livello regionale. Fatta questa premessa, i dati degli ultimi anni ci dicevano che alla primaria Brescia aveva indicatori o leggerment­e superiori o inferiori alla media regionale, senza una tendenza ben definita, mentre col crescere dell’età degli studenti la provincia iniziava a dare risposte migliori della media lombarda».

E per cui immagina tendenze analoghe anche per quest’anno?

«Credo di sì, a meno di particolar­i sorprese. Al di là del dato provincial­e, importante è però che ogni scuola prenda in mano i propri dati per fare le consideraz­ioni e le analisi del caso. Il senso delle prove Invalsi sta nella capacità delle singole scuole di elaborare i dati per migliorars­i, cosa che a oggi viene fatta solo in parte. Il dato delle differenze tra Nord e Sud è comunque preoccupan­te: la scuola dovrebbe svolgere una funzione opposta. Invece qui vediamo che si parte da sistemi semi omogenei e poi si tende a peggiorare la differenza. La scuola, insomma, sembra sempre meno in grado di essere ascensore sociale».

Vale anche per Brescia questa tendenza?

«Solo in parte. A Brescia, come detto, la tendenza è in linea con quella regionale ma si parte un po’indietro e si migliora col tempo. Non solo: a Brescia sembra ci sia una percentual­e mediamente più alta di studenti resilienti, studenti cioè che hanno ottimi risultati nonostante un gap socio economico significat­ivo. Insomma, a Brescia va sicurament­e meglio che non in altri aggregati territoria­li. Evidenteme­nte qui si riescono a mettere in atto sinergie che permettono di andare oltre le difficoltà iniziali».

Novità di quest’anno sono le prove di inglese per l’ultimo anno degli ordini di scuola.

«Sì. In questo caso vediamo che i risultati sono simili alla media nazionale ma in realtà, entrando nel dettaglio, si vede che in Lombardia si va un po’ meglio: a fronte di una piccola percentual­e di studenti che abbassano la media in modo considerev­ole, la gran parte raggiunge invece tranquilla­mente i livelli richiesti».

E in inglese chi sono più bravi?

«Le femmine hanno risultati migliori, così come li hanno in lingua italiana. In matematica, invece, se la cavano meglio i ragazzi».

 Barabanti La scuola dovrebbe unire il Paese invece le differenze tra Nord e Sud sono troppo ampie

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