I primi della classe per «Don Chisciotte»
Gitani, matadores, fandango e mulini a vento. Tra tave r n e d o ve s i brinda e campielli dove si amoreggia, rispunta il travolgente «Don Chisciotte» che Rudolf Nureyev creò all’Opera di Vienna nel 1966 (dall’edizione Petipa/Gorski appresa al Kirov) sulla partitura di Ludwig Minkus riarrangiata e rinfrescata da John Lanchbery: una versione speziata di virtuosismi e colore, incalzata da fughe, rapimenti e travestimenti che nel 1980 il divo russo donò alla Scala. Proseguono così i festeggiamenti, nel mondo e nel tempio lirico milanese, per il doppio anniversario (25 anni dalla scomparsa e 80 dalla nascita) che celebra il mito Nureyev. Dopo le serate a lui dedicate al Piermarini lo scorso maggio, si riaccende sul palcoscenico della Scala uno dei balletti più amati e frequentati del suo repertorio, di ritorno per cinque recite dal 10 al 18 luglio con la supervisione coreografica di Florence Clerc.
Stavolta, non è contemplato alcun artista «ospite», a beneficio di una stimolante alternanza dei primi ballerini di casa chiamati a interpretare la spumeggiante coppia di amanti, protagonisti del balletto, circondata da una «corte» picaresca di tutto rispetto. La bella Kitri (che ha un suo «doppio» romantico nell’evanescente Dulcinea sognata da Don Chisciotte nel giardino delle Driadi) e il barbiere fascinoso e spiantato Basilio avranno i volti di Nicoletta Manni e di Timofej Andrijashenko, la sera della «prima» e nella replica del 13; a danzare i ruoli, saranno poi Virna Toppi e Claudio Coviello l’11 e il 16 luglio, infine Martina Arduino e Marco Agostino il 18. Ma in questo arazzo di Spagna oleografica, scolpita dalla scenografica storica ma sempre suggestiva di Raffaele Del Savio, con costumi nelle gradazioni del bronzo e della terra disegnati da Anna Anni, risulta sbalzata dal tessuto della coreografia una gustosissima galleria di ruoli di carattere che tratteggia, con dignità tecnica e interpretativa, un’umanità assortita: nel prologo, ecco Don Chisciotte, il gentiluomo bibliofilo uscito dalla penna di Cervantes stagliarsi in un interno allucinatorio prima di affrontare, in sella allo scalcinato Ronzinante, i mulini a vento della dimensione onirica cui l’hidalgo dalla «trista figura» appartiene; a lui si contrappone, giocato sul registro comicogrottesco, il prosaico scudiero Sancho Panza; a interpretare i due saranno, in questa ripresa, Giuseppe Conte (Don Chisciotte) e Gianluca Schiavoni (Sancho Panza) alternato ad Andrea Piermattei.
Donne tutto pepe e sole mediterraneo, dalle amiche di Kitri (qui Alessandra Vassallo, Caterina Bianchi, Agnese di Clemente, Denise Gazzo) alle ballerine di strada ( Arduino e Vassallo), pur emanando il candore angelicato delle Driadi. E se lo zingaro è il re dei salti (Antonino Sutera, Federico Fresi) e il torero Espada trionfa nelle arene e nei cuori femminili (Marco Agostino e Christian Fagetti), c’è spazio pure per gli allievi della Scala, nel delizioso teatrino delle marionette, per brillare nella Spagna stellare di Nureyev.