Profughi, i ricorsi in appello sono in (lieve) calo
Castelli Ci sono udienze dedicate già fissate al febbraio del 2020
Ad annunciarne la nascita fu proprio il presidente Claudio Castelli, lo scorso ottobre: un pool di magistrati appositamente dedicato, al lavoro nella nuova sezione Immigrazione in Corte d’appello affinché si occupasse dei ricorsi presentati dai richiedenti asilo (che chiaramente non avevano superato prima il vaglio amministrativo, poi quello penale di primo grado). I numeri del 2017 dicevano di circa cento pratiche al mese, di cui una settantina smaltite. E di pendenze inevitabilmente accumulate.
Quelli del 2018, di numeri, registrano nei primi sei mesi (al 30 giugno scorso) 421 ricorsi depositati in Corte d’appello: «Più di quanti pensassi» ammette il presidente Castelli. Considerando che il 2017 si è chiuso con 1178 cause depositate in secondo grado, nel distretto di Brescia, più o meno un terzo del totale nel settore civile — quinta a livello nazionale dopo Napoli, Milano, Venezia e Bologna — le stime dicono «che quest’anno arriveremo a circa settecento pratiche relative alle richieste di protezione internazionale. In calo, certo, rispetto al 2017, ma tutto sommato relativo». Ci sono udienze specifiche «già fissate in calendario al febbraio 2020» e non è cosa da poco.
Eppure la macchina giudiziaria funziona, non senza difficoltà questo è ovvio, come funziona la sezione «gemella» istituita anche in primo grado, la quale si avvale anche di «un sito dedicato, in cui è possibile monitorare le cause per commissione territoriale e prevedere le sopravvenienze». Al tribunale, dal primo luglio 2016 al 30 giugno 2017 di procedimenti in materia di protezione internazionale ne sono sopraggiunti 2.264 (1.380 definiti, per una pendenza finale di 1.807 cause).