L’antidivo del jazz tra sperimentazione e influenze metal
Un musicista completamente al servizio della musica. È la definizione più coincisa e al tempo stesso più accurata che si possa di dare di Dan Weiss. Un musicista — il quarantenne percussionista, batterista e compositore di New York, ospite oggi di Jazzontheroad — che, pur esprimendo un’individualità affatto originale, al centro della performance non mette mai il proprio ego, ponendo invece il suo straordinario gioco strumentale a favore della condivisione musicale. Quali suoni animano questa espressività è l’altro punto cruciale nella definizione di un artista fuori dall’ordinario.
Cresciuto con Who, Jimi Hendrix e Led Zeppelin — decide di diventare batterista dopo l’ascolto dello storico quarto album —, Weiss ha iniziato sin da adolescente a studiare il jazz e poi la musica indiana con il tablista Pandit Samir Chatterjee, suo guru da oltre quindici anni. Ma anche John Cage e Morton Feldman operano su di lui forti influenze, come pure il metalrock di band quali i Meshuggah, gruppo svedese di death e trash-metal. Un dna sonoro audacemente ricombinato in Starbaby, ultimo lavoro discografico che presenta questa sera sul palco di piazza Brusato, assecondato da un ensemble stellare e parimenti eclettico: i tastieristi Craig Taborn e Matt Mitchell, il chitarrista Ben Monder e il bassista Trevor Dunn. Ore 21.30, euro 15.