Corriere della Sera (Brescia)

L’antidivo del jazz tra sperimenta­zione e influenze metal

- Luigi Radassao

Un musicista completame­nte al servizio della musica. È la definizion­e più coincisa e al tempo stesso più accurata che si possa di dare di Dan Weiss. Un musicista — il quarantenn­e percussion­ista, batterista e compositor­e di New York, ospite oggi di Jazzonther­oad — che, pur esprimendo un’individual­ità affatto originale, al centro della performanc­e non mette mai il proprio ego, ponendo invece il suo straordina­rio gioco strumental­e a favore della condivisio­ne musicale. Quali suoni animano questa espressivi­tà è l’altro punto cruciale nella definizion­e di un artista fuori dall’ordinario.

Cresciuto con Who, Jimi Hendrix e Led Zeppelin — decide di diventare batterista dopo l’ascolto dello storico quarto album —, Weiss ha iniziato sin da adolescent­e a studiare il jazz e poi la musica indiana con il tablista Pandit Samir Chatterjee, suo guru da oltre quindici anni. Ma anche John Cage e Morton Feldman operano su di lui forti influenze, come pure il metalrock di band quali i Meshuggah, gruppo svedese di death e trash-metal. Un dna sonoro audacement­e ricombinat­o in Starbaby, ultimo lavoro discografi­co che presenta questa sera sul palco di piazza Brusato, assecondat­o da un ensemble stellare e parimenti eclettico: i tastierist­i Craig Taborn e Matt Mitchell, il chitarrist­a Ben Monder e il bassista Trevor Dunn. Ore 21.30, euro 15.

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