Il Politecnico per Invatec
Il miraggio salvezza nel corso di Ingegneria biomedica. Oggi il vertice al ministero
Oggi è in programma l’incontro al Ministero per lo Sviluppo economico per Invatec. Gli scenari sono tanti: un «auspicato» passo indietro della multinazionale, un acquirente e un corso di Ingegneria biomedica del Politecnico.
L’appuntamento è per questo pomeriggio, a partire dalle 15, al ministero dello Sviluppo economico. E al presidio delle lavoratrici della Invatec – Medtronic di Torbole le aspettative sono alte. Così come la prudenza. L’attesa è tutta rivolta ai risultati «concreti» che potranno emergere dall’incontro romano con in testa un obiettivo preciso: il mantenimento del proprio posto di lavoro. Gli scenari sul loro futuro sono tanti: da un «auspicato» passo indietro della multinazionale rispetto ai licenziamenti, al subentro di un possibile acquirente della Invatec che abbia un piano industriale credibile, fino a una soluzione intermedia con gli americani che potrebbero restare dentro la «nuova società» con i macchinari e con una quota di minoranza.
Proprio in queste ore si sta facendo avanti un’ulteriore ipotesi che in qualche modo si sgancerebbe, almeno in parte, da quelle «tradizionali» ipotizzate. Il valore aggiunto della futura Invatec potrebbe arrivare da un coinvolgimento del Politecnico di Milano con il suo corso in Ingegneria biomedica. Sotto quale forma non è dato sapere, ma è indubbio che questa «aggiunta» di soluzione avrebbe dei vantaggi. La Invatec, prevalentemente produttiva, troverebbe un settore «ricerca e sviluppo» slegato dalla multinazionale americana, di valore (università) e a portata di mano (Milano). Situazione che le consentirebbe di guardare al futuro con maggiore autonomia rispetto ad una ipotesi da produttore conto terzista della Medtronic. L’azienda potrebbe inoltre diventare la «palestra» per gli studenti universitari dando corpo a quell’alternanza scuola – lavoro tanto ricercata. L’ipotesi «innovativa» potrebbe poi essere completata verificando la possibilità di ricorrere a fondi europei, nazionali o regionali. Ma il primo passo sarebbe comunque la sospensione della decisione presa dai vertici della multinazionale del biomedicale di chiudere i due siti bresciani a Roncadelle e Torbole licenziando altre 300 dipendenti. Lettere di licenziamento collettivo che per le oltre 170 lavoratrici della parte produttiva potrebbero già partire in ottobre con effetto primo gennaio 2019. E a mancare pare essere proprio il tempo. Alle spalle c’è un mese di sciopero delle lavoratrici, incontri più o meno formali ma anche la visita al presidio del ministro Luigi Di Maio e gli impegni presi con loro, l’incontro del vicepremier con i rappresentanti dei vertici dell’azienda americana, una proposta di legge che penalizza le aziende che utilizzano sostegni statali e poi delocalizzano.
Da ultimo la solidarietà dei lavoratori di tutti gli stabilimenti italiani della Medtronic che hanno deciso per lo stato di agitazione a sostegno delle richieste dei «colleghi» bresciani. «La solidarietà dei dipendenti Medtronic potrebbe fare la differenza nell’incontro di domani (oggi per chi legge) e nella trattativa — sottolineano al presidio — così come la forza del Governo nel convincere la multinazionale a ripensare la sua decisione».