Il «dietro le quinte» dell’arte fotografato dai grandi autori
Il Mo.Ca. amplia gli spazi per la mostra in 4 sezioni. La vernice in ottobre
Maglione con la zip, il ciuffo laccato e una pelliccia leopardata buttata sulle gambe: ha fotografato Andy Warhol nella factory, tra le cosce di Edie Sedgwick e mentre svuotava una Pepsi light.
Ugo Mulas ha scoperto l’America a Venezia, mentre consumava le suole delle scarpe alla Biennale del 1964. La Pop art lo lusinga, lo seduce e lo strattona. Lui la lascia fare: prende un volo per New York, Alan Solomon lo porta negli atelier di Rauschenberg e della sua corte dei miracoli. Poi lo lascia solo con la sua macchina fotografica e se ne va ad ascoltare dischi da qualche parte: «Pensava avesse più senso un mio errore che un suo suggerimento».
Duchamp nel suo salotto, seduto su una scultura di Brancusi con il sigaro incollato alla bocca. Il letto sfatto dello studio Rauschenberg. Ma anche Lucio Fontana con il suo stanley in mano, appoggiato alla tela, e un pittore trascinato via dai poliziotti sotto i portici del caffé Florian, a Venezia.
Le sue foto dietro le quinte dell’arte, negli atelier di New York, alle vernici e alle biennali, saranno al Mo.Ca. con quelle dei suoi colleghi: Uliano Lucas e Gianni Berengo Gardin, per fare due nomi a caso. L’esposizione che Renato Corsini, direttore del Macof, il Centro della fotografia, sta per allestire nell’ex tribunale (la vernice a ottobre) ruota intorno alle affinità elettive tra due arti che, almeno all’inizio, si scrutavano di sbieco: fotografia e arte.
Reporter che inseguono le tracce di pittori e scultori, li ritraggono nei loro studi mentre disegnano mappe (Ugo Mulas e Jasper Johns) o appendono i quadri alle pareti, mentre ordinano un bicchiere di vino al bar Giamaica o si mettono consapevolmente in posa.
L’idea è di estendere il percorso dal piano nobile al piano terra del Mo.Ca. (da quando ha iniziato a girare la voce del progetto, il numero di reporter sarebbe diventato consistente), e di allestire quattro sezioni. Le fotografie di artisti all’opera, mentre danno forma alle loro visioni, quelle scattate nei momenti intimi della loro vita privata, i ritratti delle opere stesse e, infine, gli scatti fatti al pubblico che riprende quadri e sculture con il cellulare.