Fabrizio Moro: «La mia vita dopo Sanremo»
Reduce dalla vittoria a Sanremo con Meta e da un live all’Olimpico il cantante si esibisce in città
Dopo la vittoria del 68° festival di Sanremo con il brano Non mi avete fatto niente insieme a Ermal Meta e il successo ottenuto allo stadio Olimpico di Roma davanti a 20 mila persone, Fabrizio Moro inizia un ambizioso tour estivo in Italia.
Se pensiamo che nel 2014 si esibì al teatro Ctm di Rezzato davanti a poche centinaia di persone, c’è da pensare che lo stesso artista romano nel giro di poco sia riuscito a rilanciarsi in modo significativo sotto ogni punto di vista, complice il miracolo promozionale televisivo del festival rivierasco, tanto da permettersi ora concerti nelle grandi piazze e arene. C’è anche Brescia nei programmi live di Moro, grazie al Brescia Summer 2018 Music in scena stasera alle 21.30 in piazza Loggia (biglietti a 25 euro, info cipiesse-bs.it). Naturalmente il successo è pienamente meritato, visto che stiamo parlando di un cantautore e musicista con alle spalle 20 anni di carriera, 8 album in studio e una gavetta di strada cominciata nel 1996.
A Roma ha giocato in casa, ospitando tra l’altro Fio- rella Mannoia, Ermal Meta e Ultimo. Come se la caverà altrove?
«Ci tengo a dire che l’allestimento scenografico che vedrete sarà quasi identico a quello visto a Roma, quindi lo show promette effetti di grande impatto. Certo, non potrò invitare gli stessi ospiti, anche se in qualche località non mancheranno le sorprese. E vedremo di risolvere i problemi legati ai duetti, come quello con Ermal. Magari proiettando un video».
Sembrano portarle bene i duetti. Con Ermal avete vinto il festival, con Ultimo rispolverato con successo un pezzo.
«Ho collaborato con Ultimo per la realizzazione del nuovo singolo L’eternità (il mio quartiere), una rielaborazione di un mio vecchio brano arricchito da alcuni versi rappati da lui. Penso sia stata un’esperienza gratificante, del resto per rinfrescare alcune canzoni mi faccio aiutare da amici e colleghi».
Una lunga militanza la sua...
«La carriera l’ho conquistata soprattutto sui palcoscenici, visto che canto da quando avevo 19 anni. Mi fa sorridere quando sento parlare di gavetta dai giovanissimi talent. In genere lì ci si ferma dopo il primo disco, altro che gavetta. La gavetta, quella vera, mi ha permesso di non avere più paura, perché suonando ovunque, perfino in strada, ho imparato il mestiere».
All’inizio con Meta sembravate una coppia un po’ troppo, come dire… inedita.
«La cosa che mi ha reso felice è l’amicizia che mi lega con Ermal, che ho coinvolto nel progetto artistico perché convinto che potesse funzionare. E se non fosse andata bene mi sarebbe dispiaciuto soprattutto per lui. Quando abbiamo vinto all’Ariston gli ho sussurrato: “Visto? Ne valeva la pena!”. Oltre alla questione professionale, Ermal è un grande amico che mi offre preziosi consigli e stimoli sul mio disco che verrà. Caratterialmente siamo simili, entrambi diffidenti, ma poi sono venute fuori la sua grande sensibilità e la sincerità. È dotato di profonda umanità».
Esperienza Mi fanno sorridere i giovani dei talent quando parlano di gavetta. La gavetta mi ha permesso di non avere paura, perché suonando ovunque, perfino in strada, ho imparato il mestiere