Invatec, lunedì si torna al lavoro Ma resta lo stato di agitazione
L’assemblea dei dipendenti a Torbole. I sindacati: tutelare i posti di lavoro
Lunedì alla Invatec si torna a lavorare. Dopo 36 giorni di sciopero e presidio, i cancelli della fabbrica di Torbole si sono riaperti ieri per l’assemblea dei lavoratori. Sarà mantenuto lo stato di agitazione con un’ora di sciopero al giorno fino alla risoluzione della vertenza. Ora comincia una trattativa complicata che ha come punti fermi la difesa di entrambi i siti produttivi (Roncadelle e Torbole Casaglia) e il mantenimento dei livelli occupazionali attuali. Fissati anche alcuni paletti: no a straordinari o notturni per recuperare la produzione. E Medtronic è disponibile a cedere i siti anche a un concorrente.
Ore 15.25: dopo 36 giorni di sciopero e presidio, per l’assemblea delle lavoratrici della Invatec si riaprono i cancelli dell’azienda a Torbole Casaglia. Un primo segnale della decisione di tornare a lavorare da lunedì prossimo.
Un’assemblea difficile quella nel cortile della multinazionale Medtronic, dove hanno trovato spazio e si sono intrecciati timori e speranze, ottimismo e preoccupazioni. Un confronto che ha trovato la mediazione nella decisione di mantenere lo stato di agitazione con un’ora di sciopero al giorno fino alla risoluzione della vertenza. Si sospende quindi lo sciopero permanente, si smobilita il presidio, si comincia una trattativa complicata che ha come punti fermi la difesa di entrambi i siti produttivi (Roncadelle e Torbole Casaglia) e il mantenimento dei livelli occupazionali attuali. Vale a dire di tutti i 314 dipendenti a rischio licenziamento.
Ma non solo. Fissati anche alcuni paletti ben precisi: «No ad una campagna di ore straordinarie o ai turni di notte per recuperare la produzione — ha precisato Ugo Cherubini della Filctem-Cgil — Confermato il piano ferie, se esce anche solo un macchinario si riferma tutto così come nel caso in cui venisse mancato il rispetto alle lavoratrici». Nessuna svendita e nessun passo indietro, «si rientra a testa alta — ha dichiarato Laura Marini della Uiltec-Uil — e anche con la consapevolezza che nessuno vuole abbassare la guardia».
Ed oltre allo sciopero quotidiano, «le bandiere e gli striscioni non si toccano». L’obiettivo è chiaro: «Arrivare forti alla trattativa dopo una lotta di 36 giorni in difesa del posto di lavoro» ha aggiunto Beppe Marchi, segretario della Femca–Cisl. Una vertenza che resta «nazionale» e alla quale ieri si è aggiunta una novità fondamentale. «Al tavolo romano — ha ricordato il segretario provinciale della Uil, Mario Bailo — la Medtronic ha dichiarato la sua disponibilità a cedere i siti produttivi anche a un suo concorrente. Nelle prossime settimane dovrà venir fuori chi è realmente interessato alla continuità di quest’azienda. L’importante è aver bloccato i licenziamenti e da oggi si apre uno spiraglio che prima non c’era». Come dire, si continua la lotta ma in modo diverso.
In effetti la possibilità che a Brescia arrivi un competitor industriale della Medtronic non è di poco conto. Anzi. In questo nuovo scenario si potrebbero dunque inserire non solo «soluzioni locali» ma anche di più ampio respiro nazionale e internazionale.
Il mercato del biomedicale in Italia ha un peso rilevante e la decisione della multinazionale americana di abbandonare i due siti bresciani ha di certo un appeal industriale. Da domani diventa quindi importante il piano industriale di rilancio, «vogliamo sapere il prima possibile le idee che hanno per il futuro», ha precisato Daniele Bailo della segreteria
Il futuro A Brescia potrebbe arrivare un competitor: le lavoratrici chiedono garanzie e chiarezza
nazionale della Uil con la «garanzia che chiunque arriverà non licenzi nessuno». E si scopre che Silvia Spera, segretario della Cgil bresciana, è un’appassionata di camminate in montagna dove per arrivare in cime occorre «passo, fiato e testa. Tutte caratteristiche che le donne della Invatec hanno dimostrato di avere nonostante le tante difficoltà vissute in questo mese di lotta e che il sindacato saprà mettere nella trattativa». Con una avvertenza: «Se saremo presi in giro si ricomincia peggio di prima». La grigliata già in programma per questa sera al presidio, comunque si farà.