I sindaci all’assessore: «Coinvolgeteci di più»
Gallera: «Emodinamica a Gavardo? Ci stiamo riflettendo»
L’assessore regionale alla sanità Giulio Gallera ha incontrato i sindaci dell’Ats di Brescia. Da loro è arrivato l’appello ad un maggior coinvolgimento nella riforma sanitaria che non li vede protagonisti, ma spesso destinatari delle istanze dei cittadini.
I Comuni incontrano l’assessore alla sanità della Regione, Giulio Gallera, proprio quegli amministratori locali che nell’economia di una riforma sono ai margini di un mondo, anche se sono spesso i primi a raccoglie le lamentele di un disservizio, le richieste di un bisogno o di una assistenza domiciliare. «Ho voluto incontrarli in questa prima fase della legislatura perché stiamo cercando di capire come si può migliorare la riforma senza distogliere lo sguardo da quelle che sono le nostre linee guida: la cronicità e il territorio» ha spiegato Giulio Gallera al termine dell’incontro in Ats con l’assemblea dei sindaci dell’Agenzia di tutela della salute e i direttori generali delle Asst (Brescia, Desenzano e Chiari).
Sul tappeto i temi non mancano, Brescia è, ad esempio, nella strana condizione di aver il territorio della provincia diviso in due con la Valcamonica e l’Asst di Esine sotto la giurisdizione dell’Agenzia di tutela della Salute della Montagna (la sede è a Sondrio). Un’Ats sperimentale che raccoglie oltre alla Valcamonica, Valtellina, Valchiavenna, il Medio e Alto Lario, un territorio di cui ora si chiede la revisione dei confini. Esigenza molto sentita nel Comasco, ma che anche nel Bresciano guardano con un certo interesse, visto che i malati camuni gravitano naturalmente sulle strutture sanitarie della provincia. Per il Comasco l’assessore si era impegnato a ridisegnare i confini dell’Ats. Su Brescia, magari facendo storcere il naso a qualche camuno che rimpiange l’autonomia sanitaria della Valle (fino a tre anni fa la Valcamonica era — caso unico — contemporaneamente Asl e azienda sanitaria), l’assessore è meno possibilista. «Rivedere i confini nel Comasco, dove esistevano alcune situazioni particolari — ricorda l’assessore — non vuole dire mettere in discussione l’intera struttura dell’Ats della montagna. La montagna in quanto tale ha delle esigenze omogenee in termini di sviluppo della telemedicina, carenze dei medici, problemi orografici, che vanno affrontate e lette da una Ats particolarmente attenta a questo tipo di territorio. Se poi in Valcamonica i malati trovano come sbocco naturale per patologie complesse Brescia e non Sondrio nulla vieta loro di attingere ai servizi dell’Ats di Brescia».
Ma cosa hanno chiesto i sindaci all’assessore? «Di essere più coinvolti e maggiormente protagonisti nella presa in carico dei cronici e della prevenzione — ha ricordato Gallera — noi abbiamo ribadito la massima disponibilità su questo fronte anche a mettere a disposizione gli studi epidemiologici affinché il territorio capisca lo stato di salute dei propri cittadini».
Ma dai territori arrivano anche istanze e preoccupazioni, soprattutto sul futuro di ospedali minori. Ad esempio i punti nascita di Gavardo e Iseo, rispettando il trend potrebbero scendere presto sotto la soglia dei 500 parti ritenuti il minimo per garantire la struttura. «A oggi questo rischio non c’è, quando si porrà metteremo in atto come stiamo facendo altrove in queste settimane tutte quelle misure affinché la presenza sul territorio sia rafforzata per compensare un passo che diventa inderogabile in termini di sicurezza». Alcuni territori accarezzano anche sogni di incremento dei servizi: da tempo Gavardo è mobilitata per avere l’Emodinamica e qualche politico ha speso più di una garanzia. «Il tema Emodinamica — osserva l’assessore — rientra in un processo complessivo di razionalizzazione del servizio. Dobbiamo farci una riflessione». Che tradotto significa: se riteniamo che sia strategico per il territorio dobbiamo toglierlo a chi già ce l’ha (pubblico o privato che sia).