Corriere della Sera (Brescia)

«Non siamo mai stati veri piemontesi È ora di tornare ad essere lombardi»

L’INTERVISTA VERSO IL REFERENDUM La provincia Verbano-Cusio-Ossola al voto: restare con Torino o andare con Milano

- Andrea Camurani

Anno in cui è stata istituita la provincia Milano. Il Piemonte è una regione imbalsamat­a, ma col tempo il desiderio dell’autonomia si è risvegliat­o. Ci fu un tentativo, verso la fine degli anni ’70 di andare verso la creazione di una regione a statuto speciale sul modello della Valle D’Aosta. Il movimento si chiamava Unione Ossolana per l’Autonomia. Era un percorso difficile. Ora, col fallimento del referendum Costituzio­nale di Renzi che prevedeva l’abolizione delle province, i giochi si sono riaperti e ne abbiamo approfitta­to. Le firme raccolte sono oltre 5.000, come vuole lo statuto della nostra Provincia».

I suoi concittadi­ni ci guadagnera­nno da questo eventuale accorpamen­to?

«Certo, ed è per questo che il referendum passerà» Qualche esempio?

«In Lombardia l’addizional­e regionale Irpef risulta minore per tutte le fasce di reddito. Tra i 15 e i 28 mila euro in Piemonte l’aliquota è del 2,13%, in Lombardia dell’1,58% con una differenza di 130 euro l’anno. Poi la benzina: per i Comuni che distano fino a 10 chilometri dal confine con la Svizzera c’è uno sconto di 23 centesimi al litro e di 15 per quelli da 10 a 20 chilometri dalla frontiera. In Piemonte lo sconto è stato tolto per mancanza di risorse».

A Torino come vedono questo vento di autonomia?

«All’inizio la proposta venne banalizzat­a, oggi cominciano a preoccupar­si: il nostro Pil vale 3 miliardi e ora che questo progetto ha incassato l’unanimità del Consiglio provincial­e, la strada è segnata» Adesso cosa succederà? «Entro tre mesi il Presidente della Repubblica, su indicazion­e del Governo, dovrà fissare la data del referendum. Si andrà probabilme­nte a inizio 2019. E in caso di vittoria, entro 2 mesi dalla pubblicazi­one in Gazzetta Ufficiale, il ministro dell’Interno è tenuto alla presentazi­one in Parlamento del relativo disegno di legge di variazione territoria­le regionale».

Il suo sogno è anche un altro: far diventare il Lago Maggiore tutto lombardo.

«Dopo il sì al referendum, resteranno solo cinque comuni piemontesi che s’affacciano sul lago: sono pronto a scommetter­e che anche loro verranno con noi».

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