L’amore negato del professore: una lezione postuma
Si può vedere il mondo dal fondo di una bottiglia? Il professor Beocjch non è un Bukowski in trance etilica, beato della propria maledizione, sembra piuttosto un Santo Bevitore rothiano, un angelo leggermente alticcio, uscito lacero-contuso dagli infortuni della vita, ma con un progetto di futuro, un messaggio di civiltà da trasmettere. Professore di latino e greco, si è innamorato perdutamente di una sua studentessa, Teresa (guarda caso, lo stesso nome femminile che ritroviamo nelle pagine della novella di Roth, ma forse è un caso). Vent’anni di differenza, ma al cuor non si comanda e la passione è più forte dello scandalo. Solo che lei è morta nel fiore dei suoi anni e lui, consunto dal dolore, ha scelto la dolce morte dell’alcool, all’osteria del paese, dove si mesce vinaccio. Il professore uscito dalla penna di Fabrizio Voltolini (Caffè felicità, Albatros edizioni, pp. 190, euro 13,90) sa di avere i giorni contati, non si aspetta più nulla, rimpiange però di non aver avuto un figlio cui lasciare in eredità la sua saggezza laica. A meno che non si trovi un figlio non biologico cui lasciare un carteggio a futura memoria. E così sarà.
Flashforward. Trent’anni dopo circa, Amedeo Cremonesi è un avvocato arrembante, uno che sa essere canaglia in nome della legge e con portafoglio clienti upper class (cafonal). Nel privato, macho alfa e uomo omega. Un giorno gli viene recapitata una valigia di cartone che contiene fotografie e soprattutto lettere che parlano di Bellezza, Verità e Fedeltà a se stessi. Proprio quelle lettere che il professor Beocjch gli aveva scritto anni prima, quando lo aveva visto fanciullo e mai avrebbe immaginato sarebbe diventato uno squalo in tribunale. Amedeo, che ha un passato di miseria dickensiana di cui si vergogna, prima recalcitra, poi, sotto la guida della fidanzata Paola, inizia il suo percorso di rieducazione. Una svolta a «u» dell’esistenza. Fabrizio Voltolini, salodiano, biologo con il bernoccolo della scrittura (al suo attivo vari premi, tra cui due segnalazioni della Giuria dei letterati del Campiello), possiede stile tornito e solido bagaglio di buone letture. Il suo romanzo è una favola estrema che a volte non trattiene i toni lividi dell’invettiva nei confronti dell’alienazione della civiltà occidentale, che preferisce gli orologi al gusto del tempo.
Protagonista Attraverso alcune lettere un professore lascia in eredità la sua saggezza laica