Carichi di lavoro e tensioni
Ho letto sul Corriere del 12 luglio l’intervento di Vigilio Bettinsoli, in qualità di Responsabile dipartimenti di Forza Italia, nel dibattito sul Civile. Un intervento che non condivido. Mi pare che nell’intera vicenda vanno distinti gli aspetti organizzativi determinati dalle decisioni politicoamministrative, non sempre giuste e spesso inopportune, da quelli clinico assistenziali legati all’impegno del personale sanitario ed amministrativo con più diretto supporto alle attività sanitarie. L’UMI ritiene che si debba fare una distinzione perché, a nostro avviso, la Regione Lombardia in questi ultimi anni ha commesso gravi errori a cominciare dalle scelte di Formigoni sino a quelle di Maroni e questi errori sono poi trasmessi alle Ats e alle Asst con effetti moltiplicati. La Lombardia ha scelto, a suo tempo, la strada del contenimento delle strutture pubbliche a favore di quelle private per ridurre i costi del pubblico più alti rispetto al privato. Tale operazioni ha comportato anche il taglio del personale delle strutture pubbliche di cui oggi ancora paghiamo le conseguenze. Le attività trasferite nelle strutture private sono state coperte con minori costi a vantaggio delle casse regionali e del privato. Tale operazione realizzata sul settore ospedaliero è oggi esteso alla Medicina Generale con il modello della presa in carico dei malati cronici ancora una volta con il trasferimento della gestione diretta dai Medici convenzionati con il Servizio sanitario nazionale a “gestori” in gran parte privati soggetti di fatto vincolati alle decisioni della Regione che non consentiranno più ai medici soci quella autonomia e libertà prescrittiva a favore dei propri assistiti di cui attualmente godono per effetto della normativa nazionale. Come se non bastasse la Regione, le ATS ed ASST non tagliano gli sprechi e le attività clinicoassistenziali non vengono, come si dovrebbe, riorganizzate ed, in alcuni casi, ridimensionate per erogarle in maniera proporzionale ai ridotti mezzi e personale medico pur cercando, con difficoltà crescenti, di garantire i diritti dei malati. Allo stesso tempo si continuano ad emanare direttive che comportano aggravi lavorativi e burocrati per i medici i quali non sono più in grado di farvi fronte. In questa situazione è esploso il disagio dei medici del Civile, evidenziato forse con toni eccessivi da qualcuno, ma che è un grave errore sottovalutare come fa il signor Bettinsoli. Bisogna ricordare che in questa situazione di crisi della Sanità italiana il mantenimento dei livelli qualitativi dell’assistenza è garantita grazie dall’impegno e dal sacrificio del personale medico (e non solo) che opera, ormai da anni, oltre il dovuto. Ciò dovrebbe essere riconosciuto non solo a parole, ma con azioni concrete attraverso un miglioramento delle relazioni sindacali che, al contrario, sono assolutamente inadeguate per trovare le necessarie soluzioni. L’attuale grave contingenza va condivisa con l’implementazione di nuovi modelli lavorativi in Sanità. Tutto ciò non avviene e, al contrario, Regione, ATS e ASST propongono iniziative che nell’immediato comportano per i medici specialisti ospedalieri ulteriori carichi di lavoro. Per citare solo gli ultimi interventi, in ordine di tempo, adottati, quelli: della limitazione dell’uso del ricettario per le prescrizioni, degli adempimenti della cartella clinica ( che ha fatto esplodere gli animi) e dell’assistenza come previsto dal modello regionale di presa in carico dei malati cronici. Un’impegno, quest’ultimo è, al momento, assolutamente improponibile in quanto impraticabile con le attali dotazioni di personale medico negli ospedali.