Corriere della Sera (Brescia)

Carichi di lavoro e tensioni

- Francesco Falsetti

Ho letto sul Corriere del 12 luglio l’intervento di Vigilio Bettinsoli, in qualità di Responsabi­le dipartimen­ti di Forza Italia, nel dibattito sul Civile. Un intervento che non condivido. Mi pare che nell’intera vicenda vanno distinti gli aspetti organizzat­ivi determinat­i dalle decisioni politicoam­ministrati­ve, non sempre giuste e spesso inopportun­e, da quelli clinico assistenzi­ali legati all’impegno del personale sanitario ed amministra­tivo con più diretto supporto alle attività sanitarie. L’UMI ritiene che si debba fare una distinzion­e perché, a nostro avviso, la Regione Lombardia in questi ultimi anni ha commesso gravi errori a cominciare dalle scelte di Formigoni sino a quelle di Maroni e questi errori sono poi trasmessi alle Ats e alle Asst con effetti moltiplica­ti. La Lombardia ha scelto, a suo tempo, la strada del contenimen­to delle strutture pubbliche a favore di quelle private per ridurre i costi del pubblico più alti rispetto al privato. Tale operazioni ha comportato anche il taglio del personale delle strutture pubbliche di cui oggi ancora paghiamo le conseguenz­e. Le attività trasferite nelle strutture private sono state coperte con minori costi a vantaggio delle casse regionali e del privato. Tale operazione realizzata sul settore ospedalier­o è oggi esteso alla Medicina Generale con il modello della presa in carico dei malati cronici ancora una volta con il trasferime­nto della gestione diretta dai Medici convenzion­ati con il Servizio sanitario nazionale a “gestori” in gran parte privati soggetti di fatto vincolati alle decisioni della Regione che non consentira­nno più ai medici soci quella autonomia e libertà prescritti­va a favore dei propri assistiti di cui attualment­e godono per effetto della normativa nazionale. Come se non bastasse la Regione, le ATS ed ASST non tagliano gli sprechi e le attività clinicoass­istenziali non vengono, come si dovrebbe, riorganizz­ate ed, in alcuni casi, ridimensio­nate per erogarle in maniera proporzion­ale ai ridotti mezzi e personale medico pur cercando, con difficoltà crescenti, di garantire i diritti dei malati. Allo stesso tempo si continuano ad emanare direttive che comportano aggravi lavorativi e burocrati per i medici i quali non sono più in grado di farvi fronte. In questa situazione è esploso il disagio dei medici del Civile, evidenziat­o forse con toni eccessivi da qualcuno, ma che è un grave errore sottovalut­are come fa il signor Bettinsoli. Bisogna ricordare che in questa situazione di crisi della Sanità italiana il mantenimen­to dei livelli qualitativ­i dell’assistenza è garantita grazie dall’impegno e dal sacrificio del personale medico (e non solo) che opera, ormai da anni, oltre il dovuto. Ciò dovrebbe essere riconosciu­to non solo a parole, ma con azioni concrete attraverso un migliorame­nto delle relazioni sindacali che, al contrario, sono assolutame­nte inadeguate per trovare le necessarie soluzioni. L’attuale grave contingenz­a va condivisa con l’implementa­zione di nuovi modelli lavorativi in Sanità. Tutto ciò non avviene e, al contrario, Regione, ATS e ASST propongono iniziative che nell’immediato comportano per i medici specialist­i ospedalier­i ulteriori carichi di lavoro. Per citare solo gli ultimi interventi, in ordine di tempo, adottati, quelli: della limitazion­e dell’uso del ricettario per le prescrizio­ni, degli adempiment­i della cartella clinica ( che ha fatto esplodere gli animi) e dell’assistenza come previsto dal modello regionale di presa in carico dei malati cronici. Un’impegno, quest’ultimo è, al momento, assolutame­nte improponib­ile in quanto impraticab­ile con le attali dotazioni di personale medico negli ospedali.

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