«Cacciato» Mazzoncini Tutti i progetti a rischio
L’assessore Manzoni: «Era un valore aggiunto ma la cura del ferro proseguirà con nuovi interlocutori»
L’ex amministratore di Fs ha cancellato lo shunt della Tav, progettava il tram in città ed il rilancio delle linee ferroviarie minori. Opere a rischio? L’assessore Manzoni si augura che «la cura del ferro prosegua».
L’ultima apparizione ufficiale (da amministratore delegato di Fs) di Renato Mazzoncini nella sua Brescia risale al 19 maggio, per l’inaugurazione del restyling da un milione e mezzo della stazione ferroviaria. Si era detto «non preoccupato» dei lavori per la Tav verso Verona (ed in effetti dopo un mese e mezzo è arrivata la firma tra Rfi e Cepav Due). Il 29 marzo, poco dopo il trionfo elettorale gialloverde, sempre in città aveva firmato l’accordo di collaborazione con Brescia Mobilità per progettare — e gestire — una doppia linea di tram (dal costo preventivato di 380 milioni) per coprire le zone di città non servite dal metrò come Oltremella, via Vallecamonica, zona Fiera e la Bornata.
E Mazzoncini era in città nel dicembre 2016 (Renzi si era appena dimesso dopo i risultati del referendum costituzionale), per l’inaugurazione della Tav Milano-Brescia. In quell’occasione aveva chiaramente detto che lo shunt non si sarebbe fatto e che i Frecciarossa sarebbero transitati tutti in città, dimostrando piena sintonia con l’assessore ai Trasporti Federico Manzoni. Ma la sua «cura del ferro» contemplava anche il potenziamento delle linee ferroviarie minori. A partire dalla Brescia-Parma, per la quale Fs ha in programma di spendere (certo, tra 5 anni) 250 milioni di euro, per portare i binari fino all’aeroporto e alla fiera di Montichiari, elettrificando l’intera linea. In progetto anche il potenziamento della linea per Cremona e il rilancio della stazione di Rovato. Ma in agenda c’è anche lo scalo merci della Piccola (partirà il prossimo anno insieme agli svizzeri di Hupac). Non solo. In Loggia il sindaco Del Bono era il primo a sperare che Fs, tramite la sua controllata Busitalia, partecipasse alla gara del 2019 per la gestione del trasporto pubblico locale su gomma in città e provincia (e c’erano già stati abboccamenti con Brescia Trasporti). Insomma, la rivoluzione trasportistica iniziata dal manager 47enne, che ha avuto la colpa di essere stato «nominato» dall’ex premier Renzi, prevedeva diverse novità per Brescia. Che avrebbero potuto moltiplicarsi qualora fosse andata in porto la fusione tra Fs e Anas, con una razionalizzazione tra arterie viarie e rotaie e taglio agli sprechi. «Idee e progetti che non cadranno con il cambio al vertice di Ferrovie dello Stato» commenta l’assessore alla Mobilità Manzoni, che con Mazzoncini ha una sintonia particolare.
«Sul piano politico sono spiaciuto — commenta Manzoni — perché Mazzoncini è un manager molto capace e ha dimostrato il suo valore aggiunto in tanti ambiti, facendo il bene non solo di Fs ma anche del Paese, visto che ha impresso alle ferrovie una grande dose di innovazione. Questo sicuramente rimarrà, perché le tante cose buone fatte non si cancellano con un avvicendamento». Ed i tanti progetti che riguardano Brescia? L’assessore si dice «abbastanza» tranquillo: «Il lavoro svolto dalla Loggia in questi anni non si è basato sulle relazioni personali ma su una programmazione che avesse una copertura amministrativa solida, come il piano urbano per la mobilità sostenibile. Certo Mazzoncini è un valore aggiunto ma credo che il progetto della tramvia così come la creazione di linee ferroviarie suburbane o la Tav per Verona vadano avanti, seppure con interlocutori diversi. La nostra cura del ferro proseguirà».
Manzoni spera di poter lavorare bene anche con il successore di Mazzoncini: «Scevri dalle ideologie e non in antitesi con quanto fatto negli anni scorsi». Ma ammette anche di avere un sussulto d’orgoglio quando sente ripetere come un mantra dal ministro Toninelli la necessità di aiutare i pendolari: «Come se prima ci fosse stato il nulla. Voglio rivendicare l’azione di Delrio e Mazzoncini, è loro la mega gara da 4,5 miliardi per svecchiare i treni regionali. Ne stanno beneficiando tutti gli italiani, tranne che i lombardi, dove si è voluto mantenere Trenord. Mi sento di dire che non hanno proprio nulla da insegnarci».
Manzoni Sul piano politico sono molto spiaciuto ma sono abbastanza tranquillo: il nostro lavoro non si è basato su relazioni personali ma su una valida programma zione