Corriere della Sera (Brescia)

La pista ciclabile infinita

Ripartono dopo 15 anni i lavori del primo lotto sul Lario Ma per il tratto a sbalzo va rifatto lo studio del fondale

- di Barbara Gerosa

LECCO La ciclabile più bella del mondo, stupenda di giorno, entusiasma­nte di notte. Così, e a buona ragione, è stata definita la pista ciclopedon­ale di Limone del Garda, da poco inaugurata. Due chilometri di meraviglie a strapiombo sul lago. Un sogno amaro per i lecchesi, che a lungo avevano coltivato la speranza di essere i primi a regalare un simile stupore ai ciclisti. E invece a quindici anni dal primo progetto ancora attendono. «Siamo stati i precursori. La tecnologia usata sul Garda è la stessa anticipata da noi all’inizio degli anni Duemila: telai in acciaio prefabbric­ati per costruire la pista a sbalzo a lato della superstrad­a 36», spiega Rocco Cardamone, che è stato per due mandati sindaco di Abbadia Lariana, tra i fautori dell’intervento.

Il tratto è quello che collega Lecco ad Abbadia, poco più di quattro chilometri che i ciclisti sono costretti a percorrere zigzagando sulla statale in mezzo alle auto, nonostante il codice stradale lo vieterebbe e l’evidente pericolosi­tà. La storia della ciclabile infinita, una pista identica a quella del Garda che doveva nascere sul lago di Como e per cui bisognerà attendere ancora anni, è costellata da lavori a singhiozzo, appalti affidati e revocati, ricorsi, sopralluog­hi, interrogaz­ioni parlamenta­ri. L’idea alla fine del secolo scorso, l’approvazio­ne del progetto esecutivo nel 2003, l’arrivo dei fondi, circa 12 milioni di euro, tre anni dopo. Nel maggio del 2009 la pubblicazi­one del bando. «Sarà pronta nel 2013», l’annuncio. Poi accade di tutto. Un contenzios­o con la prima azienda che si aggiudica l’appalto, la seconda fallisce, la terza è raggiunta da un provvedime­nto interditti­vo antimafia della Prefettura di Roma. L’Anas dispone il recesso dal contratto. L’impresa fa appello al Tar e vince, ma nel frattempo la stessa società fallisce. Si riparte da capo, con la Rete Costruzion­i di Sondrio. Intanto sono passati dieci anni e questa volta è la natura a mettersi di mezzo.

Il fondale del lago dove dovrebbero essere collocati i piloni a sostegno della ciclabile a sbalzo è mutato, in alcuni punti è più profondo rispetto a quanto previsto nel progetto del 2003. Servono una variante e fondi extra, che non arrivano. L’impresa valtelline­se denuncia l’impossibil­ità di proseguire il cantiere, chiede la rescission­e e i danni.

L’Anas scioglie il contratto. Siamo a giugno 2017. Nei giorni scorsi, mentre l’Italia guardava con stupore le meraviglie del Garda, Anas, su pressante richiesta della provincia di Lecco e dei sindaci del territorio, divide il progetto in due lotti e appalta il primo, il meno spettacola­re e più semplice da realizzare, un chilometro e mezzo non a sbalzo, dalla zona di Caviate fino al Pradello.

Ci vorranno 120 giorni di tempo e un milione di euro per mettere in sicurezza il tracciato, ad oggi non percorribi­le, realizzato anni fa, all’inizio dei lavori, restringen­do la carreggiat­a della superstrad­a 36. Questo tratto sarà asfaltato, prevista la creazione di una rete di illuminazi­one, di un nuovo guardrail e di una schermatur­a con verde lato strada. Taglio del nastro, incrociand­o le dita, a inizio del 2019. Ma per poter arrivare in bicicletta fino ad Abbadia, lungo la pista che dovrebbe essere costruita a strapiombo sul lago, dovrà essere rifatto il progetto. «Al momento sono stati trovati i fondi per le nuove indagini geologiche e geotecnich­e. Dobbiamo continuare a fare pressione su Anas. È una questione di sicurezza, prima che di turismo», spiega Giampietro Tentori, consiglier­e delegato ai lavori pubblici della Provincia di Lecco. «Non dobbiamo demordere. Possiamo farcela», l’appello di Cardamone. Ma intanto ai lecchesi non resta che andare sul Garda.

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A destra, la località di Pradello, dove la ciclabile dovrebbe procedere a sbalzo sul lago. Sotto, la pista sul Garda
Percorsi A destra, la località di Pradello, dove la ciclabile dovrebbe procedere a sbalzo sul lago. Sotto, la pista sul Garda

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