Corriere della Sera (Brescia)

Una messa per la pace a tremila metri

Il cardinale Kasper: «Questa bellissima natura non dovrà mai più essere teatro di nessuna guerra»

- di G. Arrighetti

Echi francescan­i risuonano dove cento anni fa si sparavano gli ultimi colpi di una guerra tragica: l’Adamello segnava il confine fra l’Italia e l’impero austro ungarico. I grandi generali seduti nei salotti di Roma e di Vienna pianificar­ono ciò che non era mai stato osato: spedire, a tremila metri di quota, armi e soldati e farli affrontare per conquistar­e una vetta o una lingua di ghiaccio in più.

Ieri mattina gli alpini sono tornati in uno dei punti più suggestivi di questa Guerra bianca: al passo della Lobbia Alta, a quasi 3.050 metri, luogo scelto dalla sezione Ana di Trento per il cinquantac­inquesimo «Pellegrina­ggio in Adamello». Il rifugio dedicato ai soldati caduti a queste altezze è stato raggiunto da quasi cinquecent­o pellegrini, tra penne nere, escursioni­sti, autorità che si sono dati appuntamen­to attorno all’altare in granito dedicato a papa Giovanni Paolo II che qui, nel 1984, sciò in compagnia del presidente Sandro Pertini e, nel 1988, celebrò un’indimentic­abile messa. Dal passo, lo sguardo abbraccia il Pian di Neve e arriva alla vetta dell’Adamello; dall’altra parte risale verso cima Presena; poco sopra, Cresta Croce porta al cannone diventato oggi un monumento all’inutilità della guerra. Su questo, il cardinale Walter Kasper ha parlato senza indugi: «La guerra non serve a nulla, perché si perde tutto. Questa bellissima natura non dovrà mai più essere teatro di guerra, e per questo è necessario che l’Europa diventi ambiente di pace e strumento di pace nel mondo». Dove alcune baracche permetteva­no ai soldati di non morire assiderati, il presidente dell’Associazio­ne Nazionale Alpini Sebastiano Favero ha ricordato chi oggi una casa non ce l’ha: «Penso ai terremotat­i del centro Italia: lì gli alpini stanno svolgendo il proprio dovere, e lo stanno svolgendo anche adesso che l’emergenza è finita. Resteremo vicino a quelle persone, fino a quando tutti avranno una casa in cui tornare». Il pellegrina­ggio è dedicato quest’anno «Al soldato ignoto dell’Adamello» per ricordare «tutti i giovani soldati che sono sepolti sotto queste nevi e non hanno ancora un nome» ha detto Maurizio Pinamonti, presidente della sezione Ana di Trento. Oggi il pellegrina­ggio termina al sacrario del passo del Tonale; dalle 9 in avanti, sfilata, discorsi delle autorità e cerimonie finali. «Il prossimo anno – conclude Mario Sala, presidente della sezione Ana di Vallecamon­ica – toccherà a noi organizzar­lo: sarà a Sonico e al rifugio Gnutti».

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L’evento Cinquecent­o tra alpini, escursioni­sti e autorità hanno partecipat­o alla adunata: sull’altare dedicato a papa Giovanni Paolo II si è celebrata la messa

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