LA RISALITA AL CASTELLO
La tranvia del 1904 collegava piazzale Cesare Battisti con la palazzina Haynau dentro il mastio del Cidneo. Fu il solo vero collegamento diretto tra il Castello e la città, tra la sua miglior emergenza storico-monumentale e il tessuto urbano. Poi decenni di funzioni museali, sportive, culturali, (perfino la zoo), non hanno smosso la capacità di dotare il tragitto città-Castello di una mobilità veloce, stabile, capace di favorire quotidiana fruibilità alle mille occasioni di utilizzo del Castello. Ci si è provato certo. Proponendo risalite meccaniche, scale mobili, ascensori verticali. Ma nulla è giunto in porto. Non è stato possibile nemmeno istituire un pulmino stagionale, una linea di autobus. Come se il Castello fosse un luogo fuori le mura, un approdo extraterritoriale. Costa troppo, sostenevano alla Asm. Adesso ci provano gli «amici del Cidneo», l’associazione presieduta da Giovanni Brondi e che, con una tenacia degna di successo, dopo i risultati delle grandi iniziative di spettacolo (il Festival delle luci) ha deciso di dedicarsi alla «mobilità». Ed ha incaricato l’architetto Pietro Cadeo, che di Brescia conosce gli anfratti e le storie, di progettare «la risalita veloce» tra la città e il Cidneo. In questi giorni Brondi e Cadeo girano i palazzi del potere e della cultura per illustrare il loro progetto. Che si basa su una analisi storica sulle idee partorite e sui percorsi più facili, che impattano meno il paesaggio, che rendono « l’ascensore inclinato» per il Castello facile da costruire, a costi contenuti, ad alta accessibilità, a veloce realizzazione. L’ascensore inclinato che si inerpica da Fossa Bagni al cortile interno del Castello, riprende un progetto di diciotto anni or sono (conosciuto negli archivi come relazione Transplan) che risulta ancora oggi il più efficace in termini urbanistici, con la connessione immediata al parcheggio e interscambio diretto con il metro bus. Ora il problema è far assumere l’idea progettuale alla città, alle sue rappresentanze istituzionali, ma prima di tutto al suo immaginario collettivo. Se il Castello deve diventare, come è nelle opportunità, il nuovo riferimento per lo sviluppo di Brescia, assieme al ripensamento delle funzioni, alla sua attrezzatura di uso anche commerciale, va preliminarmente realizzato un sistema di mobilità simile a quelle di accesso a tutti i castelli che esistono in Italia e in Europa. Il tempo è questo. La città ne discuta davvero. Potrebbero cominciare Brescia Musei con una mostra illustrativa e l’azienda dei trasporti con un progetto esecutivo.