Corriere della Sera (Brescia)

Retribuzio­ni in salita dell’1,8% Il welfare fa scuola

L’incidenza del welfare sul costo del lavoro è superiore alla media nazionale

- Di Roberto Giulietti

Brescia isola felice del lavoro. Retribuzio­ni previste per il 2018 con una crescita media dell’1,8% (+1,5% quelle degli operai); occupazion­e stabile al 95% e una diffusione degli strumenti di welfare senza eguali in Italia. Questo è emerso dalla seconda edizione di «HR Dashboard», curata dall’ufficio studi dell’Associazio­ne industrial­e bresciana, che ha fotografat­o le principali tematiche legate ai rapporti di lavoro. Certo qualche “neo” non manca come il gap che ancora resiste nei salari di genere. Le impiegate donne sono mediamente più giovani, più scolarizza­te ma percepisco­no una retribuzio­ne inferiore a quella media, con un differenzi­ale di genere intorno al 16,5%.

Divario che si riduce tra i quadri (6%) per allargarsi ulteriorme­nte, invece, tra i dirigenti, categoria nella quale tocca il 18%. Per quanto riguarda invece i neo laureati, il salario si colloca poco sopra i 24 mila euro lordi annui, destinato a crescere del 24% nei primi tre anni. Il salario medio lordo annuo del personale operaio si attesta invece attorno ai 29.000 euro. Il lavoro stabile, sul totale degli occupati alle dipendenze delle imprese associate Aib coinvolte nella ricerca, supera il 95% con quote marginali di tempi determinat­i (3,4%) e apprendist­i (1%) confermand­o che «l’industria bresciana continua ad essere un serbatoio di occupazion­e stabile – ha commentato il presidente di Aib, Giuseppe Pasini -, con un’attenzione particolar­e al benessere dei propri lavoratori». Affermazio­ne giustifica­ta dai risultati della ricerca che conferma come dato consolidat­o, la presenza del welfare aziendale. Nel 2017, si legge nella nota di Aib, il 68,2% degli operatori ha fatto ricorso ad almeno uno degli strumenti di welfare.

I più utilizzati sono l’assistenza sanitaria integrativ­a (69%), la previdenza complement­are (54%) e la somministr­azione di vitto, anche attraverso mense aziendali (54%). A Brescia l’incidenza del welfare sul costo del lavoro si attesta al 2,6%, superiore alla media dei territori confinanti (2,2%). Tra i nuovi rapporti di lavoro è stato indagato lo smart working, la possibilit­à cioè di gestire il proprio lavoro con maggiore autonomia nella scelta di luoghi e orari.

Ma nonostante le nuove tecnologie, questo rapporto di lavoro risulta ancora poco utilizzato dalle imprese bresciane (5,1%). Consideran­do anche le aziende interessat­e a farne ricorso (8,6%), la potenziale diffusione dello smart working raggiunger­ebbe, al momento, una quota poco oltre il 13 per cento. Sempre lo scorso anno, le ore di assenza rilevate nelle imprese bresciane sono risultate mediamente pari a 120, con un’elevata eterogenei­tà per genere e inquadrame­nto del lavoratore. L’addetto medio maschio ha effettuato 110 ore di assenza, contro le 177 delle donne. Alto il ricorso al lavoro straordina­rio con l’85% delle imprese bresciane (l’88% in quelle metalmecca­niche) che lo hanno utilizzato come strumento di gestione del tempo di lavoro aggiuntivo per incrementa­re i livelli di produttivi­tà, a fronte di picchi di domanda di beni e servizi.

L’addetto medio nelle aziende coinvolte nella ricerca, ha svolto 67 ore di straordina­rio (61 fra gli impiegati e 69 fra gli operai). L’ufficio studi di Aib ha poi in via di realizzazi­one anche un’indagine retributiv­a per 50 profili profession­ali strategici nell’industria. «Uno studio di grande utilità per le imprese in quanto fornisce i parametri retributiv­i per profili profession­ali aggiornati rispetto al benchmark retributiv­o a livello territoria­le. Con una novità – ha concluso Pasini - la mappatura viene arricchita con un focus su 5 profili con competenze 4.0».

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