Retribuzioni in salita dell’1,8% Il welfare fa scuola
L’incidenza del welfare sul costo del lavoro è superiore alla media nazionale
Brescia isola felice del lavoro. Retribuzioni previste per il 2018 con una crescita media dell’1,8% (+1,5% quelle degli operai); occupazione stabile al 95% e una diffusione degli strumenti di welfare senza eguali in Italia. Questo è emerso dalla seconda edizione di «HR Dashboard», curata dall’ufficio studi dell’Associazione industriale bresciana, che ha fotografato le principali tematiche legate ai rapporti di lavoro. Certo qualche “neo” non manca come il gap che ancora resiste nei salari di genere. Le impiegate donne sono mediamente più giovani, più scolarizzate ma percepiscono una retribuzione inferiore a quella media, con un differenziale di genere intorno al 16,5%.
Divario che si riduce tra i quadri (6%) per allargarsi ulteriormente, invece, tra i dirigenti, categoria nella quale tocca il 18%. Per quanto riguarda invece i neo laureati, il salario si colloca poco sopra i 24 mila euro lordi annui, destinato a crescere del 24% nei primi tre anni. Il salario medio lordo annuo del personale operaio si attesta invece attorno ai 29.000 euro. Il lavoro stabile, sul totale degli occupati alle dipendenze delle imprese associate Aib coinvolte nella ricerca, supera il 95% con quote marginali di tempi determinati (3,4%) e apprendisti (1%) confermando che «l’industria bresciana continua ad essere un serbatoio di occupazione stabile – ha commentato il presidente di Aib, Giuseppe Pasini -, con un’attenzione particolare al benessere dei propri lavoratori». Affermazione giustificata dai risultati della ricerca che conferma come dato consolidato, la presenza del welfare aziendale. Nel 2017, si legge nella nota di Aib, il 68,2% degli operatori ha fatto ricorso ad almeno uno degli strumenti di welfare.
I più utilizzati sono l’assistenza sanitaria integrativa (69%), la previdenza complementare (54%) e la somministrazione di vitto, anche attraverso mense aziendali (54%). A Brescia l’incidenza del welfare sul costo del lavoro si attesta al 2,6%, superiore alla media dei territori confinanti (2,2%). Tra i nuovi rapporti di lavoro è stato indagato lo smart working, la possibilità cioè di gestire il proprio lavoro con maggiore autonomia nella scelta di luoghi e orari.
Ma nonostante le nuove tecnologie, questo rapporto di lavoro risulta ancora poco utilizzato dalle imprese bresciane (5,1%). Considerando anche le aziende interessate a farne ricorso (8,6%), la potenziale diffusione dello smart working raggiungerebbe, al momento, una quota poco oltre il 13 per cento. Sempre lo scorso anno, le ore di assenza rilevate nelle imprese bresciane sono risultate mediamente pari a 120, con un’elevata eterogeneità per genere e inquadramento del lavoratore. L’addetto medio maschio ha effettuato 110 ore di assenza, contro le 177 delle donne. Alto il ricorso al lavoro straordinario con l’85% delle imprese bresciane (l’88% in quelle metalmeccaniche) che lo hanno utilizzato come strumento di gestione del tempo di lavoro aggiuntivo per incrementare i livelli di produttività, a fronte di picchi di domanda di beni e servizi.
L’addetto medio nelle aziende coinvolte nella ricerca, ha svolto 67 ore di straordinario (61 fra gli impiegati e 69 fra gli operai). L’ufficio studi di Aib ha poi in via di realizzazione anche un’indagine retributiva per 50 profili professionali strategici nell’industria. «Uno studio di grande utilità per le imprese in quanto fornisce i parametri retributivi per profili professionali aggiornati rispetto al benchmark retributivo a livello territoriale. Con una novità – ha concluso Pasini - la mappatura viene arricchita con un focus su 5 profili con competenze 4.0».