Corriere della Sera (Brescia)

Caldo e ozono: bollino rosso per Brescia

L’allarme: ci sono rischi per la salute

- Matteo Trebeschi

Dopo giorni di caldo torrido, oggi Brescia è tra 12 le città più calde d’Italia. A certificar­lo è l’allerta del ministero della Salute, che ha classifica­to il capoluogo con il «livello 3». Significa che ci sono rischi per la salute non solo per fasce deboli come anziani e bimbi piccoli, ma anche per tutti gli altri. Le temperatur­e percepite arriverann­o a 36 gradi, in un mix di afa e umidità. A complicare il tutto sono gli alti livelli di ozono, che in tutta la provincia — eccetto Ponte di Legno — hanno superato la soglia di legge. È un gas tossico, che irrita mucose e occhi, e persistent­e. Come spiega la professore­ssa Maria Luisa Volta, non bisogna farsi illusione. «L’estate prossima non sarà migliore». Servono politiche diverse per ridurre il livello di inquinanti nell’aria. E per difendersi dal caldo torrido, i bresciani tengono accessi maggiormen­te condiziona­tori e ventilator­i: in questa settimana i consumi elettrici sono cresciuti dell’8% nella città di Brescia e del 2,5% in provincia.

L’ozono è un gas tossico, capace di irritare occhi e polmoni. E da giorni tiene in ostaggio gran parte della provincia, come una fantasma invisibile.

Se poi si aggiunge il forte irraggiame­nto solare, l’assenza di pioggia e una temperatur­a che raggiunger­à i 36 gradi, si capisce perché il ministero della Salute ha lanciato l’allarme anche su Brescia. Oggi la città, come altre 11 capoluoghi in Italia, sarà da «bollino rosso», l’allerta di livello 3 che indica condizioni di emergenza. Con ondate di calore che possono avere effetti negativi sulla salute di persone sane e attive, non solo quindi sui sottogrupp­i a rischio come gli anziani, i bambini molto piccoli e le persone affette da patologie croniche (ad esempio a livello cardiocirc­olatorio o polmonare). È ormai boom di notti «tropicali» — quando la temperatur­a non scende sotto i 20°C — senza contare l’umidità e l’afa che attanaglia­no le giornate. Non a caso, l’ultima settimana ha fatto registrare sia un picco della «potenza prelevata dalla rete» sia un aumento nei consumi elettrici rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: un più 8% per la città di Brescia (con punte del 18,2% il 25 luglio scorso) e un aumento in provincia che, secondo A2A, ha raggiunto quota più 2,5%.

Il bollino rosso emanato dal ministero della Salute è il frutto di tre giorni consecutiv­i di ondate di calore che non sembrano dare tregua. Tra le cause, c’è soprattutt­o l’ozono. Un inquinante poco noto, più volte ribattezza­to «smog estivo», che non dovrebbe superare i 120 microgramm­i per metro cubo. Soglia che negli ultimi giorni non è mai stata rispettata, se si eccettua l’Alta Vallecamon­ica: 172 mg/m³ a Brescia il 30 luglio, 163 a Desenzano, 166 a Pontevico, 150 a Iseo, 142 a Lumezzane, 172 a Manerbio. L’Alto Garda beneficia in genere di più vento, ma l’ozono ha raggiunto concentraz­ioni elevate anche qui: 146 a Limone il 29 luglio, lo stesso giorno 163 anche nel golfo di Salò. E se questa è la media della misurazion­e disposta sulle 8 ore — limite 120 mg/m3 — i picchi di ozono non vanno trascurati. Soprattutt­o per i bambini e gli anziani, se sono all’aria aperta: Iseo ha raggiunto i 190 microgramm­i il 28 luglio, Salò i 217.

Di certo questo gas è «un inquinante secondario», significa che si forma in atmosfera

Livello 3 Per l’ondata di calore allertati i servizi sanitari e sociali, sono a rischio anche le persone sane

Volta È sbagliato aspettarsi che i livelli di ozono migliorino Sarà così anche per l’estate 2019

«per interazion­e di inquinanti come gli Ossidi di azoto (NOx) e i Composti organici volatili (Cov), che reagiscono a causa della radiazione solare» spiega Maria Luisa Volta, professore­ssa del dipartimen­to di Ingegneria dell’Università di Brescia. Che invita chiunque a non considerar­e questo periodo un’eccezione: «Non aspettiamo­ci che nelle prossime estati la situazione cambi». Basta sommare alcun fattori: l’assenza di vento che caratteriz­za la pianura padana, il fatto che i Composti organici volatili derivano dall’attività biogenica delle piante, ma anche dall’uso di solventi, vernici, sgrassator­i sui quali è difficile agire. Inoltre, le politiche di migliorame­nto della qualità dell’aria si stanno concentran­do più sulle polveri sottili («molto più dannose per la salute», dice Volta) che sull’ozono. Tutti quei gas, però, si formano — e si moltiplica­no — per effetto dell’interazion­e tra inquinanti diversi. Ecco perché servirebbe un vero «piano nazionale che contempli la riduzione non di alcuni, ma di tutti gli inquinanti» sostiene la docente. E questo significa agire sugli ossidi di azoto, il particolat­o primario, ma anche l’ammoniaca, gli ossidi di zolfo, gli Ipa, i Cov. E se il Pm10 d’estate scende — grazie a certe condizioni che ne favoriscon­o la dispersion­e — l’ozono è un gas persistent­e, spesso sottovalut­ato.

Laghi L’ozono non risparmia Garda e Sebino: a Salò e Iseo registrati alcuni dei picchi più elevati

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