Sparito nel 2016 «Aiutatemi o mi uccidono»
Il sito americano Site pubblica in rete un video di Alessandro Sandrini, sparito nel 2016
Era partito per una vacanza sul confine turco-siriano nell’ottobre del 2016, ma Alessandro Sandrini, 33 anni, a Folzano non è più tornato. Dopo le chiamate alla madre spunta un video shock pubblicato da Site, specializzato nel monitorare i gruppi jihadisti. «L’Italia mi aiuti e chiuda questa situazione, altrimenti mi uccideranno».
In ginocchio. Capelli rasati e barba incolta, gli occhi abbassati e la voce che arranca e gli stessi termini ripetuti più volte e ancora, indossa la casacca arancione «tipica» degli ostaggi. Dietro di lui, due uomini incappucciati imbracciano un mitra davanti a una parete di cemento a tratti scrostato e rovinato. A implorare aiuto, per la seconda volta in video, è Alessandro Sandrini, 33 anni, scomparso in Turchia — ad Adana, città che si trova a 180 chilometri da Aleppo — dopo essere partito dalla casa in cui viveva con la madre, a Folzano, il 3 ottobre del 2016. Avrebbe dovuto essere una vacanza di una settimana. E invece. Di lui nessuna traccia, fino alla prima telefonata, alla mamma, il 19 ottobre di un anno dopo (a cui ne seguiranno altre due nel dicembre scorso).
Adesso è il Site Intelligence Group, società americana specializzata nel monitoraggio delle attività dei gruppi jihadisti, a pubblicare un video (l’ultimo l’11 luglio scorso) in cui Alessandro lancia un appello affinché possa essere liberato. L’inizio: «Sono Sandrini Alessandro, Italia. Oggi è il 19 luglio del 2018». Parla in Italiano, e invoca ripetutamente aiuto. «Mi danno la possibilità di comunicare per l’ultima volta con l’Italia. Io chiedo all’Italia di aiutarmi, di chiudere questa situazione in tempi rapidi: è da due anni che sono in carcere e...(un sospiro) non ce la faccio più, sono stanco dentro». Di nuovo, Alessandro lancia un appello al nostro Paese affinché risolva il caso «in tempi veloci», «perché mi hanno detto chiaramente che sono stufi, che mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi brevi». Pausa. «E io chiedo di aiutarmi, non vedo futuro, non so cosa pensare in questa situazione: chiedo alle istituzioni di risolverla».
Ma Alessandro non è l’unico «carcerato» che sarebbe caduto nelle mani di una non meglio precisata organizzazione terroristica. I filmati sono due, come precisa anche la direttrice di Site Rita Katz su Twitter: «L’altro mostra un uomo giapponese (identificato dai media come il giornalista Jumpei Yasuda) che indossa una tuta davanti a uomini armati», aggiunge Katz che, in un secondo tweet, precisa che «non è chiaro quale gruppo sia dietro l’operazione» e che «i sequestratori sembrano volere un riscatto». Quindi si sa molto poco. Ma sempre secondo la direttrice va sottolineato che né gli account #ISIS che #alQaeda ( #AQ ) diano conto del video.
Alessandro Sandrini, operaio, era partito per una vacanza di una settimana in Turchia: la partenza da Orio al Serio, il biglietto di ritorno in tasca e il check in a Istanbul che risulta fatto. Ma lui, in Italia non è mai rientrato. Telefonate e immagini sono finiti nel fascicolo aperto dalla procura di Roma che indaga per terrorismo (in contatto con la squadra Mobile della questura di Brescia), dopo la trasmissione degli atti nella Capitale da parte del procuratore aggiunto Carlo Nocerino. Anche la Farnesina sta seguendo il caso. E non si esclude che Alessandro abbia incontrato persone sbagliate e pericolose, tanto da essere «ceduto» da un primo a un secondo gruppo di carcerieri.
Il padre, Gianfranco Sandrini, non ci sta. E dopo aver visto il video denuncia: «Nessun politico ci ha aiutato, ci sentiamo abbandonati». In quel filmato Alessandro dice di aver avuto «l’ultima possibilità di parlare». «Mio figlio non può essere lasciato morire. L’Italia intervenga», chiede anche il papà.