Iushra, il padre torna nei boschi di Serle
L’ex ministro Elena Boschi: «Cercate ancora la bambina, non può essere svanita nel nulla»
Dopo lo stop ufficiale delle ricerche, con lo smantellamento del centro di coordinamento soccorsi e il «congedo» di un contingente che in una decina di giorni ha mobilitato oltre 1500 uomini, il padre della piccola Iushra non si arrende. Origini bengalesi, 12 anni, affetta da autismo, la bambina è scomparsa giovedì 19 luglio attorno alle 11 nei boschi dell’altopiano — carsico — di Cariadeghe, durante una gita di gruppo coordinata da educatori e volontari della Fobap (Fondazione bresciana assistenza pdicodisabili).
Lui, Liton Gazi, operaio all’Iveco dal 2003, non si dà per vinto. E da lunedì continua a cercarla: da solo e con gli amici. Lo ha fatto al parco Ducos di viale Piave, fino a sant?Eufemia. Arrivando, martedì, addirittura a Desenzano. «Com’è possibile che non si trovi? In quei boschi non c’è, e allora qualcuno mi dica dov’è» ripete come un mantra, senza escludere che qualcuno, la sua bambina, possa averla «rapita», nonostante questa sia una pista che gli inquirenti hanno già escluso. E ieri, a Serle, ci è voluto tornare. Là dove, adesso, è rimasto «solo» un piccolo presidio della protezione civile locale, punto di raccolta di eventuali segnalazioni da parte degli escursionisti che ora possono nuovamente accedere all’altopiano.
La chiama, la sua Iushra. Nessuna risposta. Come non c’è alcuna traccia del suo passaggio tra i noccioli e i carpini, o nelle tantissime grotte che si alternano ininterrottamente alle doline (gli speleologi ne hanno esplorate 135: niente. Sono stati battuti oltre 750 ettari di bosco, ma di Iushra non c’è segno. «Non una scarpetta, non i suoi vestiti. Come può essere possibile?» si domandano i genitori senza darsi pace. «Fino a quando non morirò continuerò a cercarla, voglio risposte» dice Liton, che ha già formalizzato dai carabinieri la denuncia di scomparsa della figlia, precisando di averla affidata agli educatori Fobap, e che adesso valuterà, «insieme all’avvocato, come procedere». In procura il fascicolo è stato aperto fin dalle prime ore dalla fuga di Iushra, per ora ancora senza indagati.
Intanto, ospite alla festa del Pd di Botticino, anche l’ex ministro Elena Boschi ha rivolto un pensiero alla piccola. Perché «mi trovo a pochi chilometri da quei boschi in cui quella bambina è scomparsa» ha premesso. E «chiedo espressamente, non da ex ministro, parlamentare o politico, ma da donna, di riaprire le ricerche per trovarla: è impossibile si sia volatilizzata nel nulla».
Non ci credevano nemmeno i soccorritori. Convinti, nei primi giorni e le prime notti, che l’avrebbero trovata. Viva. Fino a quando la speranza non si è ridotta a un lumicino e il miracolo cancellato da un tempo che non ha concesso tregua. Quei boschi, di Iushra, non hanno restituito nulla. Se non una sola testimonianza, nelle prime ore, di chi l’ha incrociata lungo il sentiero che porta dritto nel cuore dell’altopiano, seguita da una serie di segnalazioni — e addirittura chiaroveggenze — le quali però non hanno trovato poi riscontri da parte degli investigatori.
Sospesa nel limbo dell’assurdo, la famiglia fa i conti con un dolore atroce e cerca ancora, assiduamente, la piccola Iushra. Suo padre, fino a che ne avrà la forza, non mollerà. E a Serle, dove è rimasto anche lui per giorni e notti, è voluto tornare.