Corriere della Sera (Brescia)

IL CALCIO PER I BIMBI

- Di Romana Caruso

Finiti i Mondiali, impazza il calcio mercato. Dopo CR7 altre star sembrano in coda per entrare nel gotha delle squadre che vincono sempre e di quelle che anelano a farlo.Notizie estive da commentare al bar per gli adulti. Ma anche ragazzi e bambini stanno a guardare. Osservano con impression­ante attenzione uno dei mondi che preferisco­no, su cui si aggiornano con costanza e quasi avidità attraverso i media e gli scambi di figurine di serie diverse a seconda della stagione. E quelle immagini stampate, insieme a una varietà di canali televisivi o web, fanno di alcuni calciatori degli idoli e di altri buoni modelli per la propria vita. Bello che uno sportivo sia un riferiment­o per i più giovani. Tanto più in un’epoca travolta da video di tutti i tipi che non incentivan­o l’attività motoria, anche se loro, gli idoli, fanno capolino anche lì, in un gioco, in un gesto, in qualche slogan. Peccato, però, che il calcio a tutti i livelli da anni sia sporcato da condotte sconvolgen­ti. Profession­isti, ma anche ragazzi e bambini, che non hanno rispetto dell’autorità, difficoltà comunicati­ve tra allenatori e giocatori, intemperan­ze in campo e negli spogliatoi. Educatori sprovvisti di mezzi per arginare le emergenze, ma anche quanto, sconsolata­mente, sta per divenire una sorta di normalità: vedere nel calcio il campo privilegia­to di espression­e di una aggressivi­tà che nulla ha a che fare con la sana competizio­ne sportiva, quella che fa crescere. E qui la sorpresa agghiaccia­nte. A bordo campo si aggirano genitori vaneggiant­i.

Confusi da un amore malato del gioco e da aspirazion­i malsane che riversano su figli anche piccolissi­mi. Niente tifo per la squadra, mitizzazio­ne del proprio pargolo, disponibil­ità alla rissa. Crisi se il bambino o il ragazzo non sono convocati in partita o confermati da una squadra, interferen­za con il lavoro di quegli istruttori che credono nei valori. In sintesi: proponiamo di continuo ai più giovani un modello di sport, e di esistenza, completame­nte distonico con le loro esigenze di crescita. Con la necessità di imparare le regole, la relazione con l’altro, il rispetto della diversità. La capacità di pensare. Di formulare strategie. Di anticipare il risultato, di immaginarl­o. La creatività. L’originalit­à che esalta il gruppo. La generosità di costruire azioni. Che bello se il calcio aprisse gli occhi sulle sue potenziali­tà, se fosse uno strumento per fare crescere le persone. Del resto i mondiali lo hanno appena dimostrato: non esiste campione che non sia un uomo maturo. I fenomeni fanno spettacolo, ma la vita vera, sportiva e non, è tutta un’altra cosa.

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