Sarà una vendemmia ad alta resa
In Franciacorta assicurano: «Produzione in aumento del 10% rispetto agli ultimi anni»
È tempo di vendemmia. E in Lombardia la raccolta inizia dai cinquecento ettari delle cantine Berlucchi a Corte Franca. Lontani i disastri causati dalle gelate dello scorso anno: «Prevediamo un aumento della produzione di circa il 10% rispetto alle medie degli ultimi anni». Ma resta il nodo fondi: quei 6 milioni di euro ancora bloccati a Roma per questioni burocratiche, tanto che l’assessore regionale Fabio Rolfi si dice «pronto a regionalizzare» il sistema assicurazioni se la situazione non si dovesse sbloccare.
Tra le sfide principali del Franciacorta, l’esportazione dei nostri vini sui mercati internazionali e gli investimenti sempre più mirati nel biologico, che rappresenta il 70% delle aziende della zona.
L’anno scorso l’incognita del maltempo distrusse il 49% della produzione, in Franciacorta. Una sventura, dovuta soprattutto alle gelate. Invece adesso si respira ottimismo tra i filari di Corte Franca: i grappoli di Pinot Nero della Guido Berlucchi sono tanti (e sani). E dopo un sapiente lavoro artigiano tra le vigne, il patron Arturo Ziliani dà il via alla vendemmia. «Stimiamo una crescita della produzione di circa il 10% rispetto alla media degli ultimi 15 anni» annuncia l’imprenditore, che può contare su oltre cinquecento ettari di superficie vitata. Lui, come tutti, ha sottoscritto un’assicurazione contro i danni per il maltempo. Un salvagente. Se non fosse che, a distanza di tre anni, a Roma risultano fermi 60 milioni di euro destinati ai diversi «consorzi di difesa», gli organi di categoria che fanno sottoscrivere agli imprenditori un’assicurazione contro i danni da grandine, siccità e altre avversità. Usando poi i soldi pubblici per calmierare la spesa.
Ad oggi, però, «quei soldi sono bloccati per questioni burocratiche e informatiche» denuncia l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi. Convinto che questo impasse sia «il segno che il Programma nazionale assicurativo non funziona». Palazzo Lombardia attende da Agea quei contributi — per poterli ridistribuire — ma sull’orizzonte non si profila soltanto una guerra di nervi: c’è anche il pressing delle banche. Tanto che «alcuni istituti di credito hanno chiesto ai consorzi di difesa il rientro dei capitali». Si rischiano conseguenze pesanti, sotto il profilo economico. «O il sistema torna a funzionare o lo regionalizziamo» dichiara Rolfi.
E mentre in molti sperano che qualcosa si sblocchi, i trattori iniziano a raccogliere le cassette che gli avventizi riempiono dalle sette di ieri mattina, tra un filare e l’altro del vigneto Brolo. È quello che si apre di fronte alle cantine storiche della Berlucchi, l’azienda di Borgonato dove nacque l’intuizione del metodo classico e quindi l’etichetta Franciacorta. Da allora, questo vino ne ha fatta di strada, conquistando qualità, numeri, soldi e, soprattutto, un nome.
L’Italia resta il Paese leader per le vendite della Docg nata tra le colline sotto il Sebino. Per il consorzio, che riunisce 117 aziende produttrici (cui aggiungere altrettanti viticoltori-fornitori della zona), l’export vale oggi il tra il 12% e il 13% delle vendite: Giappone, ma anche Stati Uniti, Svizzera, Germania. Mentre il Lugana corre sul filo del 70% di vendite all’estero, il consorzio Franciacorta è impegnato nel lavoro di espansione oltreconfine, che però vuole conquistare i
clienti uno ad uno. Puntando sulla qualità del prodotto.
«Poco prima dell’estate — ricorda Arturo Ziliani — circa trenta produttori hanno partecipato al Festival Franciacorta a New York». Nella vetrina di Manhattan si è quindi accesa un’opportunità in più. Niente però è scontato, il prodotto non si vende da sé. C’è come un rituale, un insieme di regole da rispettare. «Quando si va all’estero bisogna farlo di persona, far assaggiare il vino e farne capire le peculiarità — sostiene il figlio di Franco Ziliani — Brut, Rosé, Millesimati, Riserve: sono tutte tipologie diverse. Ma chi decide, alla fine, è il consumatore». È anche per questo che il consorzio si è lanciato nell’avventura del biologico: tra viti senza pesticidi e vitigni in conversione, le aziende «bio» della Franciacorta sono circa il 70%. «Andiamo decisi nella direzione del biologico» è la presa di posizione di Fabio Rolfi. Che ricorda i 6 milioni di euro stanziati dal Pirellone per la riconversione, destinati alle imprese agricole «che si trovano nelle zone di produzione dei vini a denominazione di origine o a indicazione geografica».
E mentre Floating Piers nel 2016 ha aperto una finestra internazionale sul Sebino e sulla Franciacorta, Regione Lombardia mette sul piatto un altro sostegno: «L’Ocm vino. Da oggi mettiamo a disposizione 3,8 milioni di euro per i progetti di promozione dei vini lombardi sui mercati internazionali, dando priorità — ricorda l’assessore — agli stanziamenti destinati a consorzi e aggregazioni di piccole medie imprese. Vogliamo accompagnare i nostri produttori nelle sfide del futuro».
Ma il primo passo parte sempre dalla legalità. «Qui è tutto in regola» fa notare Rolfi, indicando che ci sono anche i gazebo (per una pausa all’ombra) ai lati del vigneto dei Berlucchi. Tema caro anche a Vittorio Moretti, presidente del Consorzio: «Al di là di certificazioni e bollini, i nostri produttori sono consapevoli del valore di quanti vengano in Franciacorta per aiutarci con la vendemmia: la loro esperienza costituisce un valore aggiunto per le nostre aziende che rifuggono da ogni pratica di caporalato e sono portate a definire contratti di lavoro nel pieno rispetto delle norme e delle regolamentazioni vigenti».
Ziliani Prima dell’estate una trentina di imprenditori ha partecipato al Festival Franciacorta di New York, ma il vino non si vende da sé
Rolfi Pronti a regionalizzare il sistema assicurativo A disposizione 3,8 milioni per la promozione dei vini lombardi all’estero