Corriere della Sera (Brescia)

Manodopera: qui la parola d’ordine è «legalità»

I sindacati pensano ad un bollino etico

- di Matteo Trebeschi

Se la Franciacor­ta è lontana anni luce dalla Puglia e dai quei caporali che comandano nei campi di pomodoro, perché non trasformar­e il rispetto della legalità in un certificat­o? Un bollino, da esibire. Parlante. Un sigillo che confermi che la manodopera lavora in sicurezza, che gli stranieri hanno fatto la visita medica — e pure la vaccinazio­ne antitetani­ca —, che le pause siano previste, che l’acqua venga distribuit­a. Se ne è parlato il mese scorso, a margine del tavolo che ha visto seduti intorno Ats, ispettorat­o del Lavoro, associazio­ni di categoria, sindacati e aziende leader nel settore vitivinico­lo. Si è discusso in primis di legalità e sicurezza, ma l’ambizione futura sarebbe un’altra: arrivare anche a una «certificaz­ione etica».

Che poi significa rispetto delle regole: «L’interesse c’è, visto che sulla legalità — sostiene Daniele Cavalleri della Fai/Cisl — la Franciacor­ta insiste da anni». In realtà, il bollino potrebbe aprire un aspro dibattito. A sentire Maurizio Zanella, presidente di Ca’ del Bosco, è «inutile». Una bocciatura in pieno, la sua. «Non serve alcun bollino etico: chi deve controllar­e, controlli. E poi faccia le sanzioni».

L’imprendito­re ricorda orgoglioso che di recente gli ispettori del Lavoro gli hanno fatto visita, riscontran­do tutto in regola. Zanella è convinto che le regole ci siano già e vadano rispettate, «non siamo chiamati a interpreta­re le leggi. Ci sono i corsi obbligator­i sulla sicurezza, sulla salute: vanno fatti. Come i contratti. Chi invece ha la coscienza sporca pagherà: è normale». E se la legalità è un valore, qualche abuso negli anni passati non è mancato, nemmeno sulle colline vitate tra Brescia e il lago d’Iseo. Soprattutt­o tra chi ricorreva ai voucher, segnando due ore al giorno quando il lavoratore ne faceva 10-12. «Ma non si parli di caporalato: è fuori luogo. Il 99, forse il 100% dei produttori della Franciacor­ta non l’ha mai permesso» sostiene il presidente di Ca’ del Bosco. E infatti il tema è un altro. Il tavolo di luglio tra istituzion­i, produttori e sindacati metteva sul piatto il rigido rispetto delle conformità su sicurezza e contribuzi­one: vale a dire movimenti dei carichi, bottigliet­te d’acqua e integrator­i tra i filari, pause, applicazio­ni contrattua­li e Inps.

«Queste spese sono a carico dell’azienda: funzionano da tutela e non ne pregiudica­no l’attività — racconta un imprendito­re della zona — ma se queste prescrizio­ni dovessero essere applicate in toto, diventereb­bero molto pesanti». Chi parla rappresent­a le preoccupaz­ioni della piccola impresa. Un mondo che «dice sì alla legalità, ma con il buon senso» per citare un altro imprendito­re del settore. Uno che la vendemmia la fa in regola, pagando il giusto ai lavoratori.

«Ma non posso sostenere la spesa della visita medica per tutti, se magari lavorano da me dieci giorni». La Franciacor­ta è lontana anni luce dalla Puglia, dagli schiavi dei pomodori costretti a lavorare a due euro l’ora.

E tuttavia, negli anni passati i sindacati denunciaro­no l’uso non regolare dei voucher e dei contratti di avventizia­to, anche nel Bresciano. Episodi probabilme­nte molto limitati: «Non escludo peccati veniali – dice Maurizio Zanella – ma di lavoratori in nero, non dichiarati, da noi non ce n’è». Lui, che già l’anno scorso chiese più verifiche per evitare che uva non franciacor­tina inquinasse le cantine, ripete: «Fateli, i controlli».

 ??  ??
 ??  ?? Nella vigna Da anni ormai la vendemmia è affidata ai braccianti stranieri Più controlli per la legalità (LaPresse)
Nella vigna Da anni ormai la vendemmia è affidata ai braccianti stranieri Più controlli per la legalità (LaPresse)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy