LA LEZIONE DELLA CRONACA
La lettura dei giornali d’epoca dovrebbe essere un esercizio obbligatorio per i giovani cronisti ed è una pratica raccomandabile per chi si occupa – ai livelli più diversi – delle sorti di una comunità. Rileggere le cronache dei decenni scorsi aiuta a cogliere linee di continuità, a riscoprire qualche evento esemplare dimenticato, ad apprezzare lungimiranti visioni strategiche e a rendersi conto di qualche scampato pericolo. Nel caso di un anno periodizzante come il Sessantotto, poi, la lettura è ancora più avvincente. Cinquant’anni fa anche Brescia venne percorsa dalla «grande contestazione»: più liceale che universitaria, più emulativa che originale, ma pur sempre squillante e radicale. Mezzo secolo fa una provincia rapidamente diventata l’ottava d’Italia per Pil interno viveva una stagione di mobilitazione strategica attorno ai temi della mobilità. Il ’68 è l’anno in cui a Brescia si inaugura il primo tratto della tangenziale Ovest, si ottiene l’impegno dell’Anas a realizzare la tangenziale Sud, si avvia la costruzione della Brescia-Piacenza con i primi otto chilometri con il fondo in cemento. Ma è anche l’anno in cui l’Anas dice sì all’autostrada della Valtrompia (non ancora iniziata a distanza di mezzo secolo…) e a un’autostrada del Garda Brescia-Gargnano (il pericolo paesaggistico scampato). Intanto si progetta un piano traffico cittadino all’insegna dell’«onda verde» e si pianificano quattro grandi autosilo sul ring: ci vorranno decenni per vederne realizzati tre, ma l’intuizione era quella giusta.
Il Sessantotto a Brescia è anche l’anno in cui debutta, l’1 luglio, la municipalizzazione della raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani: il frutto più vistoso della prima giunta di centrosinistra fu il passaggio al sistema dei sacchi a perdere affidato all’Asm. Singolare che, mezzo secolo dopo, il tema dei rifiuti urbani sia stato ancora una volta al centro di una grande «riforma». Ma fra i tanti dati sorprendenti c’è sicuramente quello turistico: l’Ente provinciale del turismo registrava cinquant’anni fa con una punta di orgoglio le presenze turistiche: 1,59 milioni negli esercizi alberghieri, 1,58 in quelli extraalberghieri (3,1 milioni in totale), con una lieve flessione degli stranieri. Ebbene, mezzo secolo dopo siamo arrivati a 10,1 milioni di presenze con gli stranieri che rappresentano il 71% del totale. Siamo diventati una media potenza turistica e il sistema delle affittanze on line sta disseminando i turisti in luoghi fino a poco tempo fa impensati. Cinquant’anni fa gli strateghi del turismo invocavano un aggiornamento diffuso delle competenze linguistiche di forze dell’ordine, medici, addetti al commercio per accogliere al meglio i nuovi arrivi stranieri. Una visione di lungo periodo, indubbiamente. Una delle tante incompiute bresciane.