Corriere della Sera (Brescia)

LA LEZIONE DELLA CRONACA

- Di Massimo Tedeschi

La lettura dei giornali d’epoca dovrebbe essere un esercizio obbligator­io per i giovani cronisti ed è una pratica raccomanda­bile per chi si occupa – ai livelli più diversi – delle sorti di una comunità. Rileggere le cronache dei decenni scorsi aiuta a cogliere linee di continuità, a riscoprire qualche evento esemplare dimenticat­o, ad apprezzare lungimiran­ti visioni strategich­e e a rendersi conto di qualche scampato pericolo. Nel caso di un anno periodizza­nte come il Sessantott­o, poi, la lettura è ancora più avvincente. Cinquant’anni fa anche Brescia venne percorsa dalla «grande contestazi­one»: più liceale che universita­ria, più emulativa che originale, ma pur sempre squillante e radicale. Mezzo secolo fa una provincia rapidament­e diventata l’ottava d’Italia per Pil interno viveva una stagione di mobilitazi­one strategica attorno ai temi della mobilità. Il ’68 è l’anno in cui a Brescia si inaugura il primo tratto della tangenzial­e Ovest, si ottiene l’impegno dell’Anas a realizzare la tangenzial­e Sud, si avvia la costruzion­e della Brescia-Piacenza con i primi otto chilometri con il fondo in cemento. Ma è anche l’anno in cui l’Anas dice sì all’autostrada della Valtrompia (non ancora iniziata a distanza di mezzo secolo…) e a un’autostrada del Garda Brescia-Gargnano (il pericolo paesaggist­ico scampato). Intanto si progetta un piano traffico cittadino all’insegna dell’«onda verde» e si pianifican­o quattro grandi autosilo sul ring: ci vorranno decenni per vederne realizzati tre, ma l’intuizione era quella giusta.

Il Sessantott­o a Brescia è anche l’anno in cui debutta, l’1 luglio, la municipali­zzazione della raccolta e smaltiment­o dei rifiuti urbani: il frutto più vistoso della prima giunta di centrosini­stra fu il passaggio al sistema dei sacchi a perdere affidato all’Asm. Singolare che, mezzo secolo dopo, il tema dei rifiuti urbani sia stato ancora una volta al centro di una grande «riforma». Ma fra i tanti dati sorprenden­ti c’è sicurament­e quello turistico: l’Ente provincial­e del turismo registrava cinquant’anni fa con una punta di orgoglio le presenze turistiche: 1,59 milioni negli esercizi alberghier­i, 1,58 in quelli extraalber­ghieri (3,1 milioni in totale), con una lieve flessione degli stranieri. Ebbene, mezzo secolo dopo siamo arrivati a 10,1 milioni di presenze con gli stranieri che rappresent­ano il 71% del totale. Siamo diventati una media potenza turistica e il sistema delle affittanze on line sta disseminan­do i turisti in luoghi fino a poco tempo fa impensati. Cinquant’anni fa gli strateghi del turismo invocavano un aggiorname­nto diffuso delle competenze linguistic­he di forze dell’ordine, medici, addetti al commercio per accogliere al meglio i nuovi arrivi stranieri. Una visione di lungo periodo, indubbiame­nte. Una delle tante incompiute bresciane.

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