Miti e leggende del Benaco tra sacro e profano
Il lago oggi preso d’assalto dai visitatori è stato anche culla di antiche, suggestive leggende Da Sant’Ercolano alla ninfa Tavina tanti racconti fra sacro e profano
La leggenda legata a Sant’Ercolano, patrono di Maderno, è una delle tante che hanno il Garda come sfondo. Storie fantastiche di uomini tramutati in pesci, ninfe diventate salici piangenti, dei dell’Olimpo sul fondo del Benàco. E spiriti del male prigionieri sul Baldo.
Anche nei giorni scorsi Maderno rendendo gli onori al patrono ha ricordato la bella leggenda. Si vuole che il sant’uomo — 19esimo vescovo di Brescia — dopo anni di meditazione e di preghiera in un angolo di Campione del Garda, sentendo vicina la morte, abbia chiesto una vecchia barca ad un amico pescatore. Compresa la curiosità del barcaiolo, Ercolano avrebbe aggiunto: «Quando il buon Dio me lo comanderà, lascerò questo lembo di terra per raggiungere altri lidi». A lungo la barca rimase in balia delle correnti. Un giorno fece approdo nel golfo di Maderno. Per gli abitanti fu volere di Dio. Seppellirono il corpo ed edificarono una chiesa.
Da Ercolano ad Ercole. Anche lui, arrivato sul Garda, chiede una barca a due marinai, ma per farsi traghettare da Sirmione a Gardone. Sale e s’addormenta. I barcaioli notata la borsa piena di monete pensano di uccidere lo straniero e derubarlo. Ercole sonnecchiava solo e, capita l’antifona, getta in acqua i gaglioffi e li trasforma in carpioni.
Che il lago sia abitato da quel pesce dalle squame dorate è noto. Molto meno che la ragione sia dovuta a Nettuno. Il dio del mare amava far vacanza nel regno di Benàco e per ingraziarsi i pesci gettava loro monete d’oro. I carpioni ne erano golosi. E l’oro è rimasto sulle squame.
Al dio Benàco, un giorno, i rivieraschi erigono un palazzo monumentale. Scelgono non l’isola di Garda ma una più piccola tra San Vigilio e Sirmione e ne affidano la cura a sacerdotesse scelte fra le vergini più belle della Riviera. Tanto affascinanti da far innamorare i pescatori che s’aggirano attorno all’isola, ma anche facili a lasciarsi conquistare. Benàco, accortosi del tradimento, sprofonda l’isola e tramuta le ragazze in lucenti sardine. Ecco perché anche oggi, al Pal del Vo’, fra Sirmione e Punta san Vigilio, la pesca delle sardine è abbondante. E alla fine di luglio c’è la festa della sardellata: pesce fritto e vino bianco per tutti
A Benàco è capitato poi di vedere il suo regno insidiato da Nettuno. Il re del mare, spalleggiato da Marte, dio della guerra, Eolo, dio dei venti, Saturno, dio della terra e Plutone dio del fuoco mirava a spodestarlo. Ci sarebbe riuscito se Giove non avesse affidato un forte esercito alla dea Atena, che già aveva il compito di proteggere la popolazione lacustre. La vittoria le arride. Marte viene messo in fuga, Plutone deve ritirarsi all’inferno, Eolo chiudersi in un antro e Saturno in una grotta profonda. La storia mirava a far capire che sul Garda si viveva lietamente, con un bel clima, al riparo dalla furia dei venti, senza fulmini e senza guerre. Purtroppo da allora Marte si è fatto sentire più volte e Saturno sgusciato dalla grotta ha talvolta scosso la terra. A proposito di sconfitte, una disfatta l’hanno subita gli spiriti del male adunati sul monte Baldo per tramare contro i rivieraschi. Mentre decidono, dalle nuvole arriva una voce: «Gli spiriti potranno lasciare il Baldo quando sapranno fare un mazzo di sabbia legato con la corda e riempire d’acqua un cesto di vimini». Per questo sono ancora confinati lassù.
La collina a sud del golfo di Salò era un tempo abitata da driadi e ninfe. La più bella era Tavina, innamorata del pastore Cisso ed insidiata da Benàco. All’ennesimo rifiuto della ninfa il dio del lago per rabbia trafigge il cuore del povero Cisso. Tavina, disperata, decide di seguire l’amato e si uccide. Gli dei, commossi, fanno sì che i suoi piedi si trasformino in radici, il corpo in un tronco d’albero e i lunghi capelli in verdi rami di salice. Poi mutano Cisso in un arboscello di edera perché si avvinghi all’albero. Oggi gli innamorati che passeggiano lungo le rive possono riposare sotto i salici: certe notti di luna possono sentire il chiacchiericcio delle ninfe. C’è Salò dalle braccia morbide, Sirmio la candida. E tante, tante altre.
All’origine delle squame dorate dei carpioni ci sarebbero le monete d’oro gettate da Nettuno, primo villeggiante del lago
Sant’Ercolano morente affidò il proprio corpo a una barca: furono le correnti a portarlo a Maderno dove il culto è molto sentito
Il mito della ninfa Tavina rimanda a una infelice storia d’amore: toltasi la vita dopo l’amato Cisso, fu trasformata in salice