Corriere della Sera (Brescia)

La libertà del «Prisoner» Caparezza

Caparezza presenta il suo album più intimo alla festa della Radio. Oggi reggae con Ky-Mani Marley

- di Andrea Croxatto

In gabbia La libertà non esiste. Ogni volta che la inseguiamo, se arriviamo a prenderla poi si trasforma in una gabbia

Ogni anno la stessa storia: quando alla festa di radio Onda d’Urto arriva Caparezza, si mobilitano migliaia di fans, stempiati o capelloni, dall’adolescent­e al giovane non di primo pelo, dalla casalinga all’intera famiglia con bambini. L’artista pugliese si esibirà sul palco principale domani alle 21.30 (entrata a 20 euro dalle 18.30).

A tre anni dall’uscita di Museica è arrivato Prisoner 709, un disco più intimo che nasce dai problemi di acufene che hanno colpito l’artista pugliese. Musicalmen­te torna a mescolare generi e sonorità dove gli ascolti giovanili tornano a dare il tempo e la varietà d’ambiente. Prisoner 709 è stato è impreziosi­to dalle collaboraz­ioni con John De Leo, Max Gazzè e soprattutt­o DMC, uno dei Run DMC, storica band rap Usa. Chitarre elettriche e rime sono la base di partenza di questo disco. Il gioco di parole del Capa torna alla grande, parole difficili e immagini potenti sono al servizio di un racconto personale e dalle nuove sfumature. Il concerto manterrà le promesse di uno show spettacola­re: a livello scenico Caparezza immagina di fuggire da ogni tipo di gabbia, quindi in sequenza arrivano la camionetta della celere, la ruota del criceto, la matrioska di scatole e celle, per divincolar­si dalle costrizion­i mentali. «Anche se la libertà — mette in guardia Capa — non esiste. Ogni volta che la inseguiamo, se arriviamo a prenderla si trasforma in una gabbia». In scaletta, pezzi nuovi e meno recenti come Vengo dalla luna, Fuori dal tunnel, L’infinito (che aprirà la serata) e tanti altri. In questo show si avrà quasi la sensazione di vedere un’attrazione diversa e legata a ogni canzone, come se fosse un circo. Quindi non mancherann­o scenografi­e-trash, sketch, sorprese varie, impreziosi­te dalla bravura dei musicisti che saliranno sul palco. E dire che il grande successo iniziò, dopo anni di gavetta, con un singolo che colpì l’immaginari­o di grandi e piccini, Fuori dal tunnel, che lo stesso Caparezza descrisse così nell’intervista su Sette: «La mandavano ovunque. Non sono uscito di casa per no so quanto tempo. Successiva­mente per un po’ non ho eseguito il brano durante i concerti perché non volevo essere di moda. All’inizio il pubblico non la prese bene, ho perso qualche acquirente. Però quelli che hanno continuato a frequentar­e i miei tour poi sono rimasti e sono cresciuti con i miei dischi. Quando ho sentito che quella canzone non era più necessaria per portare gente ai concerti l’ho rimessa in scaletta». In effetti Caparezza è cresciuto a dismisura in popolarità, eppure molti ai suoi live aspettano ancora (e solo) Fuori dal tunnel. È il destino di ogni artista che si rispetti.

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