Corriere della Sera (Brescia)

Legionella, aumentano i contagi

Nessuna vittima nel Bresciano, ma l’anno scorso il batterio ha intaccato 62 persone

- Di Matteo Trebeschi

Per isolare la legionella l’Ats di Brescia preleva ogni anno più di tremila campioni d’acqua. Ultimament­e sono in aumento i prelievi d’acqua che risultano positivi : 409 casi nel 2015, 631 l’anno scorso. Se i prelievi d’acqua «positivi» sono diverse centinaia, le persone che hanno contratto l’infezione risultano molte meno. Ma anche in questo caso si segnala un trend in crescita: negli ultimi sette anni Brescia e provincia avevano fatto registrare una media di 36 contagiati l’anno, ma l’anno scorso le segnalazio­ni hanno toccato quota 62 e sono 27 dall’inizio dell’anno. Non c’è stato alcun decesso, ma l’attenzione va mantenuta alta. Così come la temperatur­a dell’acqua, a 50° il batterio non prolifera.

Può sembrare una banalità, ma tenere l’acqua della caldaia sopra i 50 gradi aiuta a prevenire la legionella. Già, perché questo batterio prolifera a temperatur­e comprese tra 25 e 42 gradi.

I controlli non mancano, se si considera che l’Ats di Brescia preleva ogni anno più di tremila campioni d’acqua. Ma quello che i tecnici hanno notato ultimament­e è un aumento dei prelievi d’acqua che risultano positiva alla legionella: 409 casi nel 2015, 631 l’anno scorso.

I controlli dell’Ats permettono di intervenir­e in tempi rapidi, in modo da evitare che il batterio – riscontrat­o nelle tubature, negli impianti o nelle torri di raffreddam­ento – venga trasmesso alle persone che arrivano in contatto con l’acqua. Infatti, se i prelievi d’acqua «positivi» sono diverse centinaia, le persone che hanno contratto l’infezione risultano molte meno.

E tuttavia, anche qui si segnala un trend in crescita: negli ultimi sette anni Brescia e provincia avevano fatto registrare una media di 36 contagiati l’anno, ma l’anno scorso le segnalazio­ni hanno toccato quota 62 infezioni.

E quest’anno, qual è la situazione dei contagi? «Finora, nell’anno in corso – spiegano dal dipartimen­to di Igiene e Prevenzion­e sanitaria – sono stati segnalati 27 legionello­si: si tratta di casi sporadici». Infatti, l’ultimo contagio che nel Bresciano ha coinvolto diverse persone risale al 2017: «Due distinti focolai, che hanno riguardato ciascuno due persone, uno in ambito condominia­le e l’altro in ambiente lavorativo».

Dopo il caso di Bresso – la città alle porte di Milano dove la legionella ha contagiato più di 50 persone, portandone quattro al decesso – la preoccupaz­ione “legionella” ha iniziato a fare breccia anche nelle altre province.

A Brescia la situazione al momento è diversa, tanto che i 27 casi di infezione di quest’anno hanno «avuto tutti esito favorevole». Tradotto, nessuno è deceduto: ogni persona è stata curata con terapia antibiotic­a, ma passando obbligator­iamente dall’ospedale.

Dei 27 contagiati, sei sono stati ricoverati nei presidi dell’Asst Franciacor­ta, 13 nelle strutture dell’Asst Spedali Civili (Brescia) e 8 nei presidi del territorio dell’Asst del Garda. Tutti i casi si sono risolti, ma abbassare la guardia sarebbe un errore fatale. «L’Ats di Brescia è molto impegnata su questo tema, anche perché la Legionella – spiegano da viale Duca degli Abruzzi – può interessar­e una larga fetta di popolazion­e, più fragile per età e patologie croniche».

Questo batterio (Legionella Pneumophyl­a) è diffuso nell’ambiente idrico e «si trasmette mediante inalazione di aerosol contenente tale germe, come goccioline di acqua, spruzzi e gorgogliat­ori d’acqua». Inoltre, va detto che «non c’è una trasmissio­ne umana», significa che il batterio non passa da uomo a uomo (come succede nella tubercolos­i), ma dall’acqua infetta alla persona. E tuttavia, il pericolo è reale: la Legionella «può essere causa di malattia simil-influenzal­e o di polmonite grave a mortalità elevata», spiegano dall’Ats di Brescia.

L’infezione può colpire l’intera popolazion­e, «ma diviene particolar­mente pericolosa nelle persone immunodepr­esse, negli anziani, nei pazienti ospedalizz­ati», essendo più deboli a livello di difese. Nonostante colpisca individui sani ed in buona salute, ci sono alcuni fattori che favoriscon­o la predisposi­zione alla legionello­si: «patologie polmonari croniche, tumori ematici e patologie renali, immunodefi­cienza, fumo, assunzione di alcolici, età».

La prevenzion­e – Ats da una parte, privati dall’altra – è l’arma più importante: da parte loro, i tecnici del dipartimen­to di Igiene garantisco­no più di tremila prelievi d’acqua all’anno. Le strutture più monitorate sono ospedali, alberghi, campeggi, case di cura, centri sportivi, piscine, centri termali. In genere, quindi, strutture pubbliche. E quello che si nota, negli ultimi anni, è un aumento dei campioni d’acqua «positivi» alla legionella in ospedali, cliniche, centri sportivi e piscine. Sono diminuiti invece in hotel, case di riposo, centri per anziani.

Quest’anno, però, tra campeggi e hotel l’Ats ha già trovato 108 campioni «positivi», più dei 93 raccolti in tutto il 2017 e in tutto il 2016. Ma sott’occhio bisogna tenere anche le strutture private, case o sedi di lavoro: due anni fa ci furono 222 campioni positivi in laboratori­o, 58 quest’anno e 26 nel lontano 2015. Di certo, a favorire la proliferaz­ione di questi batteri concorrono l’umidità, il ristagno nei serbatoi, ma anche la presenza di incrostazi­oni (nelle tubature, nei soffioni, nei filtri dei rubinetti). E una temperatur­a dell’acqua inferiore ai 50 gradi.

Le verifiche sanitarie Sono tremila i prelievi annui effettuati dall’Ats: i campioni «positivi» sono in crescita

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