L’addio dei bresciani a Rita Borsellino Don Corazzina: una storia illuminante
Una messa nella chiesa di S. Maria in Silva per ricordarne l’impegno
La storia di Rita Borsellino è la testimonianza di «quanto è importante l’agire umano». Lei, che si impegnò in prima persona sul fronte antimafia dopo l’assassinio del fratello Paolo nel ’92, «lascia un insegnamento molto forte» a tutto quell’universo composto da «attivisti, cittadini e persone» che si battono per la legalità e la giustizia. È così che la ricorda Giuseppe Giuffrida, il coordinatore di Libera a Brescia che ieri ha partecipato, insieme a una miriade di persone, alla messa «per salutare» Rita Borsellino, scomparsa a 73 anni il giorno di Ferragosto, dopo una lunga malattia.
Una messa a distanza, quella che si è tenuta a Brescia nella chiesa di Santa Maria in Silva: a officiarla don Fabio Corazzina. Un sacerdote da sempre vicino a Libera, che quattro giorni fa era in Sicilia e aveva provato a telefonare a Rita Borsellino. Voleva salutarla, ma l’ex vicepresidente nazionale di Libera ha dovuto declinare: «Non si sentiva bene». La messa, celebrata alle 18.30, è stato «un modo per accompagnare Rita. E per ricordare tutte le vittime di mafia. E rilanciare l’impegno su questo fronte».
Don Corazzina, come Giuffrida, è legato da vincoli di amicizia con il presidente di Libera, don Ciotti. E con Rita Borsellino. Si incrociano quindi storie di chi ha scelto di lottare per una società più giusta, di chi ha voluto metterci la faccia in queste battaglie, di chi ha poi portato a casa risultati e delusioni.
«Quella di Rita è una storia illuminante. Lei stessa raccontava che fino al ’92 aveva vissuto come sotto una campana di vetro – spiega don Corazzina – e poi invece aveva capito di dover fare la propria parte».
Prima impegnandosi in Libera, portando avanti la memoria e le battaglie di suo fra- tello Paolo, ma anche i progetti della Carovana Antimafia e Libera Terra. Nel 2006 accettò la proposta del centrosinistra di sfidare alle regionali il governatore Totò Cuffaro (condannato nel 2011 per favoreggiamento a Cosa Nostra), ma la Sicilia fece «un’altra scelta. Non fu un no completo, visto che ottenne il 41% dei voti, ma di certo – ragiona Giuffrida – fu una delusione». E ciò nondimeno Rita Borsellino continuò a impegnarsi per la sua terra.