PAOLO VI LO SPAZIO DEL SACRO
Èun suggerimento non richiesto, ma convinto, ai nostri Musei ,in particolare naturalmente a quello di Concesio che raccoglie le opere d’arte dedicate a papa Montini che il 14 ottobre sarà santo ed intorno alla cui canonizzazione la città va giustamente mobilitando energie con l’ambizione di una partecipazione collettiva che definitivamente consacri la figura di Paolo VI icona popolare della storia di Brescia. La proposta è di trasferire in città una mostra in corso a Locarno dedicata al tema «Spazio Sacro», nelle opere di Mario Botta. Nella corte del palazzo settecentesco di quella città, Botta, celebre archistar internazionale, più volte ospite di Brescia, ha realizzato un padiglione in legno, che avvolge i visitatori e sulle cui pareti scorrono fotogrammi, immagini multimediali, dettagli costruttivi, dei manufatti che ha realizzato come luoghi di culto: chiese, minareti, moschee, cappelle, spazi simbolici. Sono le forme del sacro: dalla cattedrale di Torino, alla chiesetta di Mogno, dalla ricostruzione del S. Carlino di Borromini che per molti mesi galleggiò come una faro luminoso sulle acque del lago di Lugano, alla Sinagoga Cimbalista di Tel Aviv, dal centro Giovanni XXIII di Seriate alla moschea di Yinchuan in Cina. È una grande riflessione sulla religione, sulla crisi dello spirito nella società contemporanea e sul bisogno profondo di luoghi simbolici che aiutino l’umanità smarrita a ritrovare la propria anima e la comunità secolarizzata a riscoprire punti di orientamento.
Mario Botta ha progettato e realizzato una trentina di luoghi sacri, un record per un architetto del pensiero laico. Sarebbe piaciuto a Paolo VI questo impegno sugli spazi di preghiera, dove la cultura contemporanea esprime con fondamenta fisiche una risposta al disfacimento della società. La multiformità degli edifici di Botta esprime in concreto una forma di quel dialogo interreligioso di cui il nostro Papa fu fra i più autorevoli precursori. L’utilizzo dell’architettura come attenzione ai luoghi del culto asseconda il confronto del pensiero di Paolo VI con l’arte contemporanea. Non sarebbe davvero inutile uno scambio che alimenta i rapporti internazionali della città, che implementa e prolunga con iniziative di forti suggestioni la data «canonica» del prossimo quattordici ottobre.