Barcellandi, addio al maestro del teatro
Sul sagrato di San Nazaro e Celso, ieri pomeriggio, l’ultimo applauso per Mauro Barcellandi, 75 anni, anima del Teatro del Tè. Nella stessa chiesa lo ricordo 50 anni fa con in mano il copione di una deliziosa Passio. L’aveva composta don Renato Laffranchi, prete pittore: un intellettuale che talvolta regalava proposte alla Loggetta di Mina Mezzadri e di Renato Borsoni, formata da tanti giovani animati dal fuoco del teatro, accomunati dalla voglia di lasciare qualcosa alla città. E ci sono riusciti, dalla Loggetta è scaturito il Ctb di oggi. Gli esponenti di Regione, Provincia e Comune nel 1974 sorrisero scoprendo che una parte dei «proprietari responsabili finanziatori del teatro» erano trentenni. Barcellandi, che negli ultimi anni si è ostinato a curar regie, ma solo per il piacere di attirare altri giovani nella trappola del palcoscenico, è stato sicuramente il più giovane degli attori e soci. Un bravo interprete. Con bella voce e presenza.
Era capitato in contrada santa Chiara a meno di vent’anni. Forse suo padre, pugile dilettante, avrebbe preferito che Mauro si dedicasse allo stesso sport. Altra la passione del ragazzo del Villaggio Prealpino. Pochi mesi di rodaggio e, alla spiccia, s’era trovato a sostituire nel Gorge Dandin di Molière un coetaneo. Da allora è rimasto nel gruppo salvo qualche momento per diplomarsi geometra o per frequentare l’università a Venezia Barcellandi — lo chiamavamo Barci — è stato Spizzi ne I Giganti della montagna, un soldataccio in Un uomo è un uomo di Brecht , il pazzariello nella Napoli inventata da Goldoni per Il cavaliere e la dama. È stato un sacerdote in Ifigenia non deve morire di Vico Faggi, alias il giudice Sandro Orengo. Ha ricoperto tre ruoli diversi nel 1964 quando in una stessa sera la Loggetta mise in scena tre atti di Vico Faggi, della Mezzadri e di Giannetto Valzelli. Per Barci c’è stato anche un periodo di professionismo ai tempi de I Carabinieri di Beniamino Joppolo. L’elenco sarebbe lungo. Chiusa l’esperienza Loggetta è venuto il Teatro del Te. Altre scelte, altra poetica. E la metamorfosi di Barci: da attore ad autore, imprenditore e maestro tutto insieme. Si è riavvicinato al Ctb con la nomina nel cda. È stato sempre orgoglioso di farne parte, anche se spesso lo si sentiva brontolare per qualcosa. Addio Barci. Ora ti ritrovi con Borsoni, Mezzadri, Gabusi... Ce ne sono abbastanza per un altro teatro con i fiocchi.