Plastica, rifiuti e caccia stanno uccidendo le torbiere
La presidente: mancano fondi per la manutenzione ordinaria. Ogni mese 5 mila ingressi
Le torbiere sono soffocate dalla plastica abbandonata dai visitatori, oltre che dai residui dell’attività di caccia (capanni e piombini), oltre che dalle specie non autoctone introdotte in acqua. La presidente lancia l’allarme e confida nell’Unesco, nella Regione e nei Comuni per l’attività di vigilanza.
Le torbiere sono malate. Hanno bisogno di tante cure. Non è il mare di plastica impigliato nei cannicci delle lamette l’unico problema. Ci sono i pesci siluro, che si riproducono rapidamente quando l’acqua supera i 20 gradi. Assassini come il silurus glanis – questo il nome scientifico - sono i granchi rossi della Luisiana, specie alloctona che mangia i granchi di lago e le uova dei pesci. Si pensa che siano stati liberati nel Sebino dopo il tentativo — fallito — di farne uso gastronomico. Anche i cacciatori, in passato, hanno contribuito ai guai. Con loro s’è accesa una battaglia legale: evitabile se si fosse attesa la scadenza delle concessioni (ancora due anni) ed escluso il rinnovo. Irrecuperabili sono i quintali di piombo (i pallini delle cartucce) finiti in fondo alle torbiere e che certo non fanno bene alla natura. Altro problema le vasche dalle quali i caai nell’8 e ’900 pescavano la torba. A rotazione bisognerebbe dragare i fondali.
Come a goccia a goccia si fa un mare così, guaio dopo guaio, si ammalora un unicum di una bellezza sconfinata, degna della protezione Unesco. È questa l’aspirazione della presidentessa della riserva, Emma Soncini: un sogno ad occhi aperti fra tanti problemi quotidiani. Fortunatamente sognare non è reato.
Sono 360 ettari un tempo trascurati, ma ora che il turismo s’è tinto di verde vengono visitati, fotografati, decantati. L’ingresso è di un euro — esclusi gli abitanti di Iseo Cortefranca, Provaglio e i furbetti che fingono di non vedere
Emma Soncini La sicurezza per noi è fondamentale, un tecnico forestale monitora tutti i percorsi
le biglietterie automatiche — e l’incasso mensile è di 5 mila euro. Quindi ogni mese arrivano almeno 5 mila visitatori. Presenze interessanti che obbligano ad un’ attenzione costante. Facile che per un temporale cada un albero o che ceda la spalletta di un viottolo. Occorrono interventi rapidi nell’area che per un terzo è di privati e per due terzi della Riserva. La quale, purtroppo, ha risorse persino insufficienti a stipendiare uomini per la manutenzione quotidiana. Ecco uno dei crucci di Emma Soncini, dal 2016 al timone della riserva creata nel 1984.
«Per garantire la sicurezza dei percorsi — spiega — verranno monitorati da un tecnico forestale gli alberi lungo i viottoli della riserva e saranno tagliati quelli ritenuti pericolosi». Qua le ragioni di chi ha responsabilità anche penali si scontrano con le aspirazioni dei naturalisti per i quali tutto è intoccabile: persino i rovi dovrebbero essere lasciati crescere. «No — ribatte la Soncini — La sicurezza è per noi fondamentale».
Qualche colpa l’ha anche il gitante che non segue le regole. «In riserva non entrano i cani. La sola presenza spaventa la fauna » — e chi parla è padrona di uno stupendo mastino — «Proibito accendere fuochi, basta poco per appiccare un incendio. Bici consentite solo lungo il percorso Brescia-Paratico, per la tranquillità di chi passeggia».
Infine una buona nuova: «Come ente diamo massima importanza all’educazione ambientale e grazie al bando «I like torbiere» promosso da Fondazione Cariplo, siamo riusciti a mettere in rete partner e associazioni che collaborano con noi».
Ad amare le torbiere sono gli attuali 150 «Amici della riserva». Matteo Lanciani, uno dei fondatori, concorda con la presidentessa. Poi torna allo specchio d’acqua: «Combattere l’ingresso di canoe, e barche a motore. Si danneggia la vegetazione, sono disturbate le diverse specie animali che nelle torbiere vivono e nidificano». Come ovviare? «Cartelli che segnalino il divieto di accesso nei canali del canneto delle Lamette (area di riserva che si affaccia sul lago) » Quanto alla pulizia auspica interventi ravvicinati e con mezzi idonei: «Fatta cento la quantità dei rifiuti accumulati nelle lamette, poco più di un decimo è stata rimossa».
Anche per le torbiere vale il detto, «C’est l’argente qui fait la guerre». Serve molto denaro per combattere i malanni. I tre comuni di Iseo, Cortefranca e Provaglio di Iseo, interessati alle torbiere, possono fare poco dati i magri bilanci. Un massiccio intervento non può essere che affidato allo Stato ed alla Regione.
«Ci auguriamo — conclude Emma Soncini — che la Regione ci dia il massimo appoggio a proposito della vigilanza, per noi un problema primario. Servono guardie nostre per un controllo costante e giornaliero».