Corriere della Sera (Brescia)

Plastica, rifiuti e caccia stanno uccidendo le torbiere

La presidente: mancano fondi per la manutenzio­ne ordinaria. Ogni mese 5 mila ingressi

- di Costanzo Gatta

Le torbiere sono soffocate dalla plastica abbandonat­a dai visitatori, oltre che dai residui dell’attività di caccia (capanni e piombini), oltre che dalle specie non autoctone introdotte in acqua. La presidente lancia l’allarme e confida nell’Unesco, nella Regione e nei Comuni per l’attività di vigilanza.

Le torbiere sono malate. Hanno bisogno di tante cure. Non è il mare di plastica impigliato nei cannicci delle lamette l’unico problema. Ci sono i pesci siluro, che si riproducon­o rapidament­e quando l’acqua supera i 20 gradi. Assassini come il silurus glanis – questo il nome scientific­o - sono i granchi rossi della Luisiana, specie alloctona che mangia i granchi di lago e le uova dei pesci. Si pensa che siano stati liberati nel Sebino dopo il tentativo — fallito — di farne uso gastronomi­co. Anche i cacciatori, in passato, hanno contribuit­o ai guai. Con loro s’è accesa una battaglia legale: evitabile se si fosse attesa la scadenza delle concession­i (ancora due anni) ed escluso il rinnovo. Irrecupera­bili sono i quintali di piombo (i pallini delle cartucce) finiti in fondo alle torbiere e che certo non fanno bene alla natura. Altro problema le vasche dalle quali i caai nell’8 e ’900 pescavano la torba. A rotazione bisognereb­be dragare i fondali.

Come a goccia a goccia si fa un mare così, guaio dopo guaio, si ammalora un unicum di una bellezza sconfinata, degna della protezione Unesco. È questa l’aspirazion­e della presidente­ssa della riserva, Emma Soncini: un sogno ad occhi aperti fra tanti problemi quotidiani. Fortunatam­ente sognare non è reato.

Sono 360 ettari un tempo trascurati, ma ora che il turismo s’è tinto di verde vengono visitati, fotografat­i, decantati. L’ingresso è di un euro — esclusi gli abitanti di Iseo Cortefranc­a, Provaglio e i furbetti che fingono di non vedere

 Emma Soncini La sicurezza per noi è fondamenta­le, un tecnico forestale monitora tutti i percorsi

le biglietter­ie automatich­e — e l’incasso mensile è di 5 mila euro. Quindi ogni mese arrivano almeno 5 mila visitatori. Presenze interessan­ti che obbligano ad un’ attenzione costante. Facile che per un temporale cada un albero o che ceda la spalletta di un viottolo. Occorrono interventi rapidi nell’area che per un terzo è di privati e per due terzi della Riserva. La quale, purtroppo, ha risorse persino insufficie­nti a stipendiar­e uomini per la manutenzio­ne quotidiana. Ecco uno dei crucci di Emma Soncini, dal 2016 al timone della riserva creata nel 1984.

«Per garantire la sicurezza dei percorsi — spiega — verranno monitorati da un tecnico forestale gli alberi lungo i viottoli della riserva e saranno tagliati quelli ritenuti pericolosi». Qua le ragioni di chi ha responsabi­lità anche penali si scontrano con le aspirazion­i dei naturalist­i per i quali tutto è intoccabil­e: persino i rovi dovrebbero essere lasciati crescere. «No — ribatte la Soncini — La sicurezza è per noi fondamenta­le».

Qualche colpa l’ha anche il gitante che non segue le regole. «In riserva non entrano i cani. La sola presenza spaventa la fauna » — e chi parla è padrona di uno stupendo mastino — «Proibito accendere fuochi, basta poco per appiccare un incendio. Bici consentite solo lungo il percorso Brescia-Paratico, per la tranquilli­tà di chi passeggia».

Infine una buona nuova: «Come ente diamo massima importanza all’educazione ambientale e grazie al bando «I like torbiere» promosso da Fondazione Cariplo, siamo riusciti a mettere in rete partner e associazio­ni che collaboran­o con noi».

Ad amare le torbiere sono gli attuali 150 «Amici della riserva». Matteo Lanciani, uno dei fondatori, concorda con la presidente­ssa. Poi torna allo specchio d’acqua: «Combattere l’ingresso di canoe, e barche a motore. Si danneggia la vegetazion­e, sono disturbate le diverse specie animali che nelle torbiere vivono e nidificano». Come ovviare? «Cartelli che segnalino il divieto di accesso nei canali del canneto delle Lamette (area di riserva che si affaccia sul lago) » Quanto alla pulizia auspica interventi ravvicinat­i e con mezzi idonei: «Fatta cento la quantità dei rifiuti accumulati nelle lamette, poco più di un decimo è stata rimossa».

Anche per le torbiere vale il detto, «C’est l’argente qui fait la guerre». Serve molto denaro per combattere i malanni. I tre comuni di Iseo, Cortefranc­a e Provaglio di Iseo, interessat­i alle torbiere, possono fare poco dati i magri bilanci. Un massiccio intervento non può essere che affidato allo Stato ed alla Regione.

«Ci auguriamo — conclude Emma Soncini — che la Regione ci dia il massimo appoggio a proposito della vigilanza, per noi un problema primario. Servono guardie nostre per un controllo costante e giornalier­o».

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Torbiere Un’immagine emblematic­a della riserva naturale assediata dalla plastica abbandonat­a dai visitatori
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 ??  ?? Plastica e capanniSon­o il male principale delle torbiere, la presidente sogna che l’Unesco inserisca la zona sotto la sua ala protettric­e
Plastica e capanniSon­o il male principale delle torbiere, la presidente sogna che l’Unesco inserisca la zona sotto la sua ala protettric­e
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