Musil in ostaggio di una sentenza attesa da giugno
Zero cantieri per il museo, a 10 mesi dalla gara
«Siamo all’ultimo miglio» aveva detto Del Bono nel giugno 2017 parlando del museo Musil. Ma i tempi della giustizia amministrativa stanno dilatando il tempo del breve percorso. I soldi ci sono, un costruttore pure, ma un ricorso al Tar della ditta arrivata seconda alla gara (la Socim di Napoli) sta tenendo fermi i cantieri. La sentenza, attesa per giugno, non è ancora arrivata. Da calcolare i mancati introiti dell’indotto culturale legato all’apertura del museo.
«Siamo all’ultimo miglio» aveva detto il sindaco Emilio Del Bono il 10 giugno 2017 in Loggia, alla presentazione del progetto di realizzazione del museo Musil, il cui primo disegno risale addirittura al 2004. Ma non aveva calcolato i tempi per percorrerlo quel miglio. Ai pregressi ritardi burocratici si è aggiunta la lentezza snervante della giustizia amministrativa.
I cantieri avrebbero dovuto partire un anno fa. Invece niente. E pensare che nel 2017 c’è stata la gara per l’affidamento dei lavori, vinta lo scorso novembre dal consorzio Integra di Bologna con la cooperativa Arco Lavori di Ravenna. Ma per la società arrivata seconda, la Socim di Napoli, quell’offerta era illegittima. E ha presentato ricorso al Tar. Ancora a gennaio Basileus, la società di Antonio Taini che pagherà la realizzazione del Musil per poi girarlo al Comune (a titolo di oneri compensativi per la realizzazione di abitazioni e uffici nel comparto Milano) aveva chiesto «di fare presto». I giudici di via Zima avrebbero assicurato di entrare nel merito della questione entro giugno. Ma ad oggi non è stata emessa alcuna sentenza. Anche se dovesse arrivare nelle prossime settimane, il progetto resta ostaggio delle decisioni della Socim, che potrebbe appellarsi al Consiglio di Stato. In questo caso il progetto resterebbe fermo un altro anno, con i cantieri che potrebbero aprire nel 2020 per chiudersi nel 2021. «Perversioni» di un sistema di appalti pubblici che, fornendo alle imprese perdenti garanzie di legalità, non ha previsto meccanismi per disincentivare i ricorsi temerari. Con grande svantaggio per tutti: imprese e collettività. Brescia ha già vissuto traversie simili con la bonifica della Caffaro (una delle ditte escluse ha fatto ricorso a Tar e poi al Consiglio di Stato) e con la bonifica del parco di Passo Gavia (dove i lavori termineranno a febbraio).
E sono tutti da calcolare i danni collaterali degli anni di ritardo nella consegna del Musil: non solo in termini di visite e quindi di indotto diretto; il museo farebbe da volano anche alle ex aree industriali presenti su via Stefana. La stessa Basileus ha un interessante progetto di realizzazione di case-bottega nell’ex laminatoio Tempini, inserito nel bando Oltre la Strada: si attende però che prima arrivi il Musil, per aumentare l’attrattività dell’area, un pò come accaduto per il museo MuSe di Trento.
La rinascita di questa fetta di città era stata pensata già negli anni Novanta con la variante al piano regolatore di Bernardo Secchi, che pensava di estendere l’espansione residenziale del centro ma non cancellando del tutto le tracce del suo intenso passato industriale. La rigenerazione del comparto iniziò agli inizi del Duemila con la giunta Corsini e si bandì anche il concorso internazionale di idee per la realizzazione del Musil. Venne vinto nel 2004 dall’architetto tedesco Klaus Schuwerk. Il progetto finì in un cassetto con la giunta Paroli (20082013) per poi essere ripreso dall’amministrazione Del Bono. Progetto che però è stato snellito (12 i milioni a disposizione rispetto ai 22 iniziali). Il primo lotto, quello già messo a gara, poteva contare su 7,3 milioni (la ditta vincitrice ha offerto 5,6 milioni) per realizzare la sala espositiva, uffici e servizi e tutti gli impianti tecnologici. Nel frattempo Schuwerk sta ritoccando il progetto del secondo lotto (vale 4,7 milioni) che riguarderà foyer d’ingresso e corridoi pedonali. Per rendere funzionale e accattivante il museo, che potrebbe aprire a varie sinergie con scuole e mondo dell’impresa, si dovranno recuperare i 5 milioni promessi dalla Regione ed il milione e mezzo di A2A previsti nell’accordo di programma del lontano 2005. Ma ora l’urgenza è realizzarlo, questo museo.