Corriere della Sera (Brescia)

Tra pedofilia e divorziati: le inquietudi­ni del clero

CONFRONTO I SACERDOTI INTERROGAN­O IL PRESULE «Rendere però onore a chi è stato ingiustame­nte accusato»

- Di Massimo Tedeschi

Un confronto schietto tra il vescovo Pierantoni­o Tremolada e i suoi sacerdoti nel primo giorno del convegno annuale del clero bresciano. Un clero inquieto che al vescovo ha chiesto di rispondere alle tante domande che arrivano dalle parrocchie. Inquietudi­ni che vanno dagli scandali legati alla pedofilia all’eucarestia per i divorziati per approdare alla rivoluzion­e delle zone pastorali studiate per coprire la carenza di vocazioni.

Il vescovo parla di santità e i sacerdoti si fanno portavoce delle inquietudi­ni e dei tormenti del loro gregge. Monsignor Tremolada tratteggia un orizzonte umano luminoso, i preti gli sottopongo­no il lato oscuro della cronaca.

Il convegno del clero vive anche di questa dialettica e la giornata di ieri ne è stata un esempio: come reagire di fronte ai casi e ai sospetti di pedofilia? Che bilancio fare delle unità pastorali, dove il legame fra il sacerdote e la comunità si sta sfilaccian­do? Che risposta dare alle coppie divorziate, che avevano sperato nelle aperture di Papa Francesco e sono ancora in attesa? Incoraggia­re o frenare l’esperienza dei sacerdoti diocesani

fidei donum, cioè missionari all’estero? Don Raffaele Donneschi, don Flavio Saleri, don Fabio Corazzina — fra gli altri — si incaricano di sollevare i temi più caldi per i sacerdoti in cura d’anime.

Il vescovo non si sottrae, a partire dal tema urticante dei preti accusati (e a volte condannati) di pedofilia. «Davanti a situazioni oggettivam­ente problemati­che e dolorose — dice mons. Pierantoni­o Tremolada — non dobbiamo cadere nel vortice delle polemiche. L’unica cosa è essere veramente se stessi. La questione della pedofilia è molto seria. La domanda dev’essere: “tu stai facendo veramente il prete?” Se ci impauriamo di fronte ai mass media siamo finiti. Noi siamo, dobbiamo essere dentro il Vangelo. La gente ci guarda con la non confessata attesa che noi siamo veramente preti, che ci sforziamo di esserlo. Il punto è il Vangelo, la nostra identità di preti, il nostro essere Chiesa. Se siamo questo, stiamo in pace: che dicano quel che vogliono. Ci sarà sempre chi contesta».

Ma se questo è l’atteggiame­nto da tenere di fronte agli attacchi alla Chiesa a partire dalla pedofilia, c’è una questione che interpella i singoli, e su questo il vescovo è chiaro: «Occorre essere estremamen­te retti, vi raccomando di essere integerrim­i. Se qualcuno ha difficoltà lo dica. Problemati­che personali possono esserci: se ne parli. Noi siamo profondame­nte addolorati quando ci accorgiamo che le cose sono accadute e accadono. Dobbiamo riconoscer­e la gravità di ciò nel momento in cui accade e dobbiamo rendere onore se le cose non sono accadute. La verità vale per tutti: bisogna rendere giustizia a chi è stato ingiustame­nte accusato e riconoscer­e la colpa quando è accaduta».

Quanto alle «coppie in difficoltà» e alla comunione ai divorziati, mons. Tremolada rilancia l’apertura espressa già all’indomani della sua nomina a Brescia: «Non possiamo attendere oltre — dice — dobbiamo decidere, collocando­ci nella prospettiv­a aperta dalla Amoris Laetitia» (che aveva demandato alle chiese locali un possibile apertura ai divorziati, ndr).

Circa i problemi che riguardano la società civile, il vescovo non offre risposte ma già l’elenco che fa delle «emergenze» è espressivo di una linea pastorale: «Sono consapevol­e che abbiamo problemi seri da affrontare: la questione ambientale, gli investimen­ti nel settore degli armamenti, la questione dell’immigrazio­ne e quella dell’occupazion­e che riguarda i giovani e i cinquanten­ni che perdono il lavoro. E poi il problema gravissimo della denatalità».

A chi vede nelle Unità pastorali uno venir meno del rapporto vitale prete-comunità, il vescovo replica: «Cosa significa essere preti non più legati a una sola comunità, questo è il tema che va affrontato. Ma il futuro va preparato: oggi siamo in una fase di passaggio, il clero non è troppo ridotto numericame­nte ma è tendenzial­mente anziano». La dura legge dei numeri, insomma, impedirà di mantenere in futuro il rapporto un prete-una parrocchia.

Il vescovo conferma poi l’intenzione di tener viva l’esperienza dei fidei donum:

«A novembre andrò a trovare i nostri sacerdoti missionari in Brasile. Sono reduce da un viaggio in Albania: là don Gianfranco sta facendo grandi cose».

Poi la conferma che nel segno di Paolo VI il prossimo anno pastorale sarà incentrato sulla preghiera: mons. Tremolada ogni venerdì sera sarà alle Grazie e chiede ai parroci di mettersi in comunione con il vescovo, nella stessa serata. Infine un accenno alle usanze laiche: «Dobbiamo dare valore alla festa dei santi. Finora abbiamo dato soprattutt­o valore alla festa dei morti. E poi abbiamo Halloween da contrastar­e: non che quello sia in cima alle mie preoccupaz­ioni, abbiamo altro a cui dedicarci».

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L’auditorium dell’Istituto Paolo VI gremito per il convegno del clero (LaPresse / Cavicchi)

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