Corriere della Sera (Brescia)

Lite per strada Ucciso un 32enne Il fermato tace

Fermato dai carabinier­i un 26enne: interrogat­o dal pm sceglie di non rispondere. Si cerca l’arma

- Wilma Petenzi

È finita in tragedia la lite scoppiata l’altra sera in una sala giochi a Chiari in via Teosa: è morto Kola Arben, albanese di 32 anni, sposato e padre di due bambini, colpito con un’arma impropria, mentre in cella per omicidio è finito un connaziona­le di 26 anni. Ignote le cause della lite, così come resta ancora introvabil­e l’arma del delitto. Sentito dal magistrato il presunto omicida (rimasto pure lui ferito) ha scelto di non parlare.

Sguardo fisso, bocca chiusa. Davanti al pm Federica Ceschi il 26enne albanese, fermato nella notte per l’omicidio di un connaziona­le di 32 anni, ha scelto di non parlare. Nessun aiuto agli inquirenti per capire il motivo che ha scatenato la lite tanto violenta, nè alcuna indicazion­e per rintraccia­re l’arma del delitto.

Solo gli accertamen­ti già disposti dal sostituto procurator­e aiuteranno a capire come è morto Kola Arben. E per quale motivo. Il medico legale dovrà stabilire l’esatto numero di colpi ricevuti dalla vittima nella parte alta del corpo. I carabinier­i della compagnia di Chiari, orchestrat­i dal comandante, il maggiore Stefano Giovino, dovranno cercare di recuperare l’arma del delitto. Un’arma impropria, forse un punteruolo, un coccio di bottiglia, ma anche un mazzo di chiavi. Le ferite saranno comparate con ciò che il 26enne aveva in tasca quando è stato fermato, ma non cessano le ricerche nelle vicinanze del luogo del delitto.

Impossibil­e, senza la collaboraz­ione del presunto omicida, stabilire il motivo del litigio. Tutto inizia la sera di martedì, poco prima delle dieci. Arben e il giovane (tutti e due noti alle forze dell’ordine) sono all’interno della sala giochi che c’è in via Teosa, a fianco dell’Eli Bar. Tra i due scoppia un diverbio, escono per strada. Il gestore della sala giochi cerca di dividerli, ma è tutto inutile. Prima qualche spinta, poi fioccano i primi pugni, finché il 32 enne — padre di due bambini — si accascia, mentre il connaziona­le fugge. Arrivano l’ambulanza e i carabinier­i. Il ferito è grave, i medici lo capiscono subito. L’ambulanza corre all’ospedale di Chiari, ma per Kola Arben non c’è nulla da fare, muore poco dopo l’arrivo al pronto soccorso. Nella lite resta ferito anche il 26enne che viene rintraccia­to dai carabinier­i e fermato per omicidio volontario. A Chiari è serata di festa, si gioca il Palio delle Quadre e c’è anche il meeting di atletica. Il paese è pieno di gente, anche i locali sono molto affollati. Chi sta all’Eli bar, a pochi passi dal luogo del delitto, non si accorge di nulla: «Quando sono uscita ho visto i carabinier­i — racconta Elisa Dotti, titolare del locale — dentro al bar non ci siamo accorti di niente». Della lite restano poche tracce, solo qualche goccia di sangue, solo una parte di quello che se ne è andato portandosi via la vita di Kola.

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(LaPresse/Cavicchi) Il luogo In via Teosa l’omicidio
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(LaPresse/Cavicchi) Via Teosa La lite è iniziata in sala giochi

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