Corriere della Sera (Brescia)

Affari sbagliati e quei letti nei box per far cassa con 200 profughi

I metodi dell’imprendito­re della Bassa

- di Matteo Trebeschi

Quando i carabinier­i di Carpenedol­o stracciaro­no il velo di quella truffa, tutti scoprirono il modus operandi dell’imprendito­re Angelo Scaroni: i profughi — ne gestiva quasi 200 — li metteva a dormire anche in garage o magazzini. Oppure in appartamen­ti, ma sovraffoll­ati. Così incassava soldi — secondo l’accusa — per posti letto (e servizi) inesistent­i. L’indagine diventa di pubblico dominio il 7 giugno 2017. Quattro mesi dopo l’imprendito­re di Montichiar­i dice di non ritenere opportuno ripresenta­rsi al nuovo bando per l’accoglienz­a migranti «per rispetto della magistratu­ra». In realtà, a fine settembre, cinque minuti prima del termine di iscrizione per la gara una cooperativ­a di nome «Futura» deposita la propria domanda in Prefettura. Il nome della società è nuovo, ma la sede è sempre negli uffici della «Agri Scar» di Montichiar­i, la società di Scaroni al centro dell’inchiesta. Un’operazione che viene presto smascherat­a: formalment­e, poi, la cooperativ­a «Futura» non rispetta nemmeno i requisiti del bando – e non ha alcuna esperienza nel settore – motivo per cui la domanda della «Futura» viene respinta. E pensare che questa società aveva anche tentato il tutto per tutto, siglando un accordo con il centro culturale «Tadini», bocciato però sempre per insufficie­nza di requisiti dalla Commission­e che valutava tutte le società in gara. Con l’avvicinars­i del nuovo bando accoglienz­a — entrato in vigore all’inizio di luglio 2018 — la prefettura di Brescia si era mossa per tempo svuotando piano piano le varie strutture e gli appartamen­ti

dove Scaroni dava ospitalità ai profughi. Metà dei richiedent­i asilo erano finiti al Pampuri di Brescia (gestito dal Fatebenefr­atelli), l’altra metà in diversi enti della provincia attivi in questo settore. Chissà, forse l’imprendito­re di Montichiar­i era entrato nel business dell’accoglienz­a profughi anche per ripianare i debiti delle sue società: la sua «Agri Scar srl», infatti, aveva chiuso il bilancio 2014 con un rosso di 45 mila euro e una perdita di 29 mila euro l’anno prima. A fare luce sulla vicenda sarà il processo per truffa e falso (la prima udienza è fissata per il 15 novembre).

Accuse alle quali Scaroni dovrà rispondere. E alle quali da ieri si aggiunge un altro tassello: è indagato per corruzione e è finito in carcere: avrebbe promesso denaro a un uomo della Finanza per avere notizie sull’inchiesta in corso sui profughi.

Scaroni, che aveva zero esperienza nel settore dell’accoglienz­a, per anni aveva commercial­izzato legnami e pallet: la sfortuna vuole che l’anno scorso, in primavera, il deposito della sua ditta sulla Goitese sia andato a fuoco. Incenerend­o altri soldi. E creando forse altri debiti.

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