BRESCIA CAMBIARE PARAMETRI
Brescia è il cuore di un’Italia (ed Europa) manifatturiera di trasformazione che ha bisogno come dell’ossigeno di un mondo aperto e senza barriere altrimenti perde capacità di esprimere i propri potenziali industriali e culturali di questo «saper fare». Con il rischio di forte ridimensionamento di quei potenziali. Eppure dopo la vittoria del Sindaco di centrosinistra sembra incerta, alla finestra, in attesa di un cambiamento dall’esterno. Che non potrà venire se non ci assumiamo tutti le nostre responsabilità di intellettuali, politici, imprenditori, lavoratori e del volontariato con le Associazioni intermedie dalle Acli all’Aib dalla Camera di Commercio alla scuola fino alla Chiesa di fronte alla crisi di quell’idea di Europa che rimane il nostro destino e che sembra infranto. Rotto sotto il maglio di una crisi che ha conclamato la rottura del vecchio welfare che faceva da architrave tra progresso, benessere e democrazia. Una Europa dove sono emerse le antiche debolezze, di una unità confederale fondata sull’unità monetaria ben funzionante in epoca di crescita (quasi e illusoriamente) illimitata ma fragilissima in periodi di decrescita. Messe a nudo appunto dalla più grande crisi del dopoguerra, forse più devastante di quella degli anni 30 con enormi crepacci di consenso di interi pezzi di società popolare, operaia e impiegatizia (minando la stabilità delle classi medie) che hanno voltato le spalle alle socialdemocrazie e alle sue classi dirigenti (acriticamente elitarie, liberiste, globaliste e favorevoli all’allargamento).
Dove si sono infilati nuovi populismi di destra e di sinistra premiando le ali estreme, che vogliono la crisi definitiva dell’Europa. Che va certo cambiata radicalmente (più federalismo, meno burocrazia, più solidarietà) ma non abbattuta. Gli italiani e i bresciani ne sono consapevoli, vedono le conseguenze di questo esito? Ma se questo è l’obiettivo della convergenza paradossale tra nostri ex-alleati e exnemici ci troviamo ad una «rottura di civiltà» che richiede attenzione e partecipazione attiva per non scivolare verso Weimar. Serve una mobilitazione civica anche in preparazione delle elezioni europee e Brescia può candidarsi a rappresentare questa presa di consapevolezza collettiva tra istituzioni, imprese e lavoratori promuovendo una società aperta e inclusiva verso un’Europa più giusta, vero argine a tutti i populismi antidemocratici.