Caso Buonanno: il Csm rinvia a novembre
Deliberata la pensione anticipata . Sulla procura il faro del consiglio giudiziario
Il procuratore Buonanno sarà in pensione dal 5 novembre, c’è l’ok del ministro e la delibera del Csm, ma la procedura ex articolo 2 sull’incompatibilità ambientale non è archiviata, bensì rinviata al 7 novembre. E sugli uffici della Procura vuole vederci chiaro anche il consiglio giudiziario.
Dal 5 novembre il procuratore della Repubblica di Brescia Tommaso Buonanno sarà in pensione. Il consiglio del plenum del Csm ha deliberato ieri, su proposta della commissione all’unanimità, «il collocamento a riposo anticipato, a domanda, a decorrere dal 5 novembre 2018, del dottor Tommaso Buonanno, magistrato di settima valutazione di professionalità con funzioni di procuratore della Repubblica presso il tribunale di Brescia, ministeriale del 4 settembre».
Il procuratore Buonanno avrebbe dovuto presentarsi ieri mattina al plenum del Csm, per la procedura ex articolo 2 della legge sulle guarentigie della magistratura, in calendario c’era la votazione sulla proposta già deliberata in commissione su «rimozione e trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale». Ma il procuratore della Repubblica, ieri era regolarmente in ufficio a Brescia, a Roma non si è presentato. La settimana precedente ha chiesto il rinvio della procedura ex articolo 2. La richiesta è stata accordata dal Csm. Ma la «pratica» non è stata archiviata, la questione sulla sua incompatibilità ambientale, resta ancora pendente.
In sostanza è stata aggiornata la data della eventuale discussione: il «caso Buonanno» è stato fissato per il 7 novembre. Perché la domanda di pensionamento è revocabile fino all’ultimo, anche se c’è già l’ok del ministro e la delibera di ieri del consiglio. Il 7 novembre, quindi, il nuovo plenum (quello che ha valutato finora la procedura sarà sostituito il 23 settembre) constaterà se effettivamente il procuratore di Brescia abbia lasciato l’ordine giudiziario. In tal caso la procedura sarà archiviata, ma se così non fosse il caso sarà discusso quel giorno stesso, il plenum sarà chiamato a valutare la rimozione o il trasferimento per incompatibilità ambientale del procuratore. A creare il caso i guai giudiziari del figlio Gianmarco: a processo a Bergamo per rapina, ma su territorio bergamasco, ma è anche indagato per fatti accaduti su territorio bresciano e quindi di competenza del padre (è accusato di aver fornito le armi al rapinatore che la sera del 13 gennaio scorso ha colpito al supermercato Simply Sma di Manerbio).
L’incompatibilità era stata evidenziata a fine luglio anche dai magistrati dell’Anm distrettuale di Brescia.
E sull’andamento degli uffici della procura di Brescia ieri pomeriggio ha «aperto una pratica» anche il consiglio giudiziario. È stata avanzata richiesta al procuratore generale Pierluigi Maria Dell’Osso (su cui grava anche il potere di sorveglianza) di fornire tutti gli elementi a sua disposizione per poter stabilire se esista una situazione di disagio e di malfunzionamento negli uffici del quarto piano del palagiustizia.
Il procuratore generale ha già dato la sua piena e totale disponibilità e in tempi brevissimi fornirà tutti gli elementi oggettivi per consentire al consiglio giudiziario una ampia valutazione. Per fine mese è fissato un nuovo incontro, sarà l’occasione per fare il punto sulla situazione della procura.