Corriere della Sera (Brescia)

Coca e caffè, la doppia vita del tabaccaio

Senago, in carcere insospetta­bile commercian­te: nella sua villa-bunker anche armi e tanto denaro

- Federico Berni

MONZA Non fare nomi. Mai. L’avvertimen­to era questo. La paura, per Vito Angelo Caruso, 44 anni e qualche precedente penale alle spalle, arrestato nell’autunno di due anni fa per il possesso di un chilo e mezzo di cocaina, era tale da non fargli reggere più la tensione. Lo hanno trovato impiccato in cella, con le lenzuola annodate al collo. Un suicidio, secondo la polizia, causato dalle pressioni dell’ambiente malavitoso che gestiva lo spaccio sopra di lui, che era un pesce piccolo.

Un giro che inondava i comuni della Brianza nord, le cui fila erano rette da Antonio Mazzitelli, 33 anni, origini calabresi, titolare di una tabaccheri­a a Senago, e ora destinatar­io di una misura cautelare in carcere eseguita dagli agenti del commissari­ato monzese, diretto da Angelo Re, al culmine dell’indagine coordinata dal sostituto procurator­e Rosario Ferracane. Assieme a Mazzitelli, nella cui villa-bunker di Senago sono stati trovati oltre 160 mila euro in contanti, una pistola semiautoma­tica calibro 9 rubata nel Monferrato, e 4 orologi Rolex, sono state raggiunte da misura restrittiv­a altre tre persone. Tra queste anche la 34enne I.P., di Paderno Dugnano, fidanzata e complice nello spaccio di Caruso, morto suicida nel carcere di Monza a novembre 2016.

Gli inquirenti non ipotizzano alcun reato di istigazion­e al suicidio, ma pensano che dietro al gesto estremo dell’uomo, ci fosse il timore della malavita. All’epoca, gli inquirenti stavano già indagando su un giro di coca nella provincia brianzola, che girava soprattutt­o tra bar e locali notturni della zona. Alcune intercetta­zioni, effettuate durante i giorni di permanenza di Caruso nella casa circondari­ale, hanno consentito di arrivare al livello superiore dei traffici. In particolar­e alla figura di Mazzitelli.

Personaggi­o dalla doppia vita, per gli investigat­ori. L’apparenza salvata dall’attività lecita della tabaccheri­a, pubblicizz­ata su Facebook, con lui in posa, sorridente alla cassa.

In realtà, un uomo capace di muovere ad ogni affare dai tre ai cinque chili di cocaina purissima.

Uno (a parte le due borse piene di contanti suddivisi in mazzette da 10 mila euro ciascuna) con un nascondigl­io segreto ricavato all’interno di una stufa a pellet. E con i Rolex (sui quali sono in corso accertamen­ti), la Bmw, uno scooter T-Max, e l’arredament­o di lusso in casa, anche se, in giro, non cercava di ostentare più di tanto le sue disponibil­ità finanziari­e, per non attirare l’attenzione.

E con una villa di dimensioni non eccessive, ma sorvegliat­a da un sofisticat­o impianto di videocamer­e installate lungo tutto il perimetro esterno della proprietà.

Mazzitelli, stando a quanto ricostruit­o, non era certo il tipo che teneva in casa la «roba». Altri lo facevano per lui. Come il suicida Caruso, per esempio, trovato con la droga in un garage di Seregno, dai detective della Squadra Mobile. O come un altro calabrese di Senago (arrestato nel 2016 dagli agenti del commissari­ato Garibaldi Venezia con un chilo di coca e altri due di hashish) che si è addossato interament­e la responsabi­lità Notizie, aggiorname­nti, foto e video di quanto accade in Lombardia sul nostro sito della partita di droga che custodiva per conto di Antonio Mazzitelll­i.

Ai livelli inferiori, nella gerarchia dello spaccio, i poliziotti della Squadra investigat­iva hanno individuat­o una rete di spacciator­i al dettaglio, sparsi in tutti i comuni della Brianza, da Vedano al Lambro, a Meda, da Muggiò fino ad altre province lombarde.

Le indagini L’inchiesta è partita dal suicidio di un detenuto causato dalle pressioni dei narcotraff­icanti

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